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ESCLUSIVA – Mohamed Choucair: “La cooperazione con aziende italiane crescerà.”

Alessandro Iovino ha intervisto a Beirut il Presidente della Camera di Commercio ed ex ministro Mohamed Choucair

La terribile esplosione dello scorso 4 agosto a Beirut ha non solo deflagrato interi quartieri della città ma ha definitivamente messo a dura prova lo stato psicologico dei libanesi, già compromesso da una lunga crisi politica ed economica.
Il porto rappresentava il cuore economico di questo paese. Ma ora è solo un triste spettacolo di desolazione: macerie ovunque.
Eppure questo paese e la sua gente vogliono resistere, andare oltre e guardare al futuro.

A tracciare la linea di come può avvenire questo rilancio è il Presidente della Camera di Commercio di Beirut, già ministro delle Telecomunicazioni, l’on. Mohamed Choucair, che mi ha rilasciato in esclusiva questa lunga intervista in occasione della conferenza stampa che si è tenuta a Beirut nella sede della Camera di Commercio, lo scorso 15 settembre, nella quale è stato presentato il lavoro che un team di esperti italiani, guidati dal prof. Mario Viscione, sta svolgendo da diverse settimane sul campo a Beirut. Eccellenze italiane che sono state convocate dalle autorità libanesi per calcolare i danni causati dalle terribile sciagura dell’esplosione.

Presidente Choucair, ci dica l’attuale situazione a Beirut ad un mese della tragedia…

L’esplosione avvenuta al porto di Beirut il 4 agosto ha provocato più di 200 morti e 6.000 feriti. È un vero cataclisma. Si stima che più di 50.000 unità, abitazioni, negozi o attività commerciali siano state gravemente danneggiate; 300.000 persone sono state sfollate. Questa orribile catastrofe è avvenuta mentre il Libano era gia’ precipitato nella più profonda crisi economica della sua storia e ha subito il pieno peso delle conseguenze del COVID-19.
Il piano del governo prima della tragedia portuale stimava che il PIL, a causa della crisi, stesse già registrando una perdita stimata in un terzo. Oggi la disoccupazione colpisce 600.000 persone o metà della popolazione attiva; e la popolazione al di sotto della soglia di povertà è già al 55% della popolazione totale.

Come ha reagito il mondo a questa tragedia?

Il mondo ha mostrato una solidarietà eccezionale. All’indomani del disastro, aiutanti ed esperti con una certa pratica di questo genere sono arrivati ​​immediatamente in Libano. Il presidente Macron è già venuto personalmente due volte. Ultimamente il vostro Presidente del Consiglio, S.E. Sig. Giuseppe Conte, è venuto in Libano per esprimere il sostegno del popolo italiano.

Come sono ora i rapporti commerciali ed economici con l’Italia?

L’Italia ha spesso occupato il primo posto nei rapporti economici con il Libano. È ancora in un buon posto. Tutti i marchi italiani sono presenti in Libano e molte aziende italiane hanno sede qui. Inutile dire che se la situazione economica interna migliora, i rapporti con l’Italia si decuplicheranno perché da entrambe le parti siamo pronti a cogliere le opportunità e le due economie si distinguono per la loro flessibilità. Le imprese italiane stabilite in Libano sono tra le più vincenti, soprattutto quelle che utilizzano il Libano come trampolino di lancio per il Golfo.

Peché la camera di commercio ha deciso di consultare questo team di esperti italiani?

C’è molta somiglianza tra le aziende italiane e quelle libanesi. Un modo comune di fare impresa, e questo è fondamentale. L’azienda che abbiamo scelto è famosa in tutto il mondo e non avrà difficoltà a comprendere il business libanese. Si tratta di un’area molto specializzata in cui le imprese hanno bisogno di assistenza per determinare i propri diritti. Non abbiamo potuto scegliere una compagnia nazionale a causa del loro rapporto con le compagnie di assicurazione locali e del conflitto di interessi che possono presentarsi.

Come intensificare le relazioni economiche, politiche e sociali tra Italia e Libano?

Le relazioni tra Italia e Libano derivano da un’unica fonte. Gli importatori libanesi hanno Milano come prima destinazione; e molti produttori italiani vedono Beirut come il laboratorio del mercato dell’entroterra. L’economia produttiva deve stabilizzarsi in Libano per generare un flusso di joint venture che sarebbe di grande beneficio per entrambe le nazioni.
È certo che il partenariato pubblico-privato offre un’opportunità particolarmente interessante per le imprese di costruzioni italiane. Durante la ricostruzione al tempo del presidente Rafic El Hariri, le aziende italiane hanno partecipato in maggioranza ai lavori di infrastruttura e ricostruzione.
Il Libano ha semplicemente bisogno di trovare un nuovo equilibrio economico.

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Scritto da Alessandro Iovino

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