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IN MEMORIA DEL PASTORE CLAUDIO D’ANTONIO

Lutto nelle chiese ADI per la scomparsa di Claudio D’Antonio

Il commento di Alessandro Iovino, direttore di Real Inside Magazine, in seguito alla scomparsa del pastore Claudio D’Antonio, segretario del Comitato di Zona della Campania delle Chiese Cristiane Evangeliche “Assemblee di Dio in Italia”:

Il COVID-19 colpisce ancora. Dopo alcuni giorni in cui tutti erano in apprensione per la sua salute, giunge la notizia della scomparsa di Claudio D’Antonio, pastore delle ADI.

Voglio prima di tutto esprimere le mie condoglianze alla moglie Eva e la figlia Deborah.

Questa terribile situazione che viviamo ci priva anche di poter condividere il dolore insieme, come si conviene in questi casi.

Nel ricordare il pastore Claudio, non sarò retorico per due motivi: non è nel mio stile, ma sopratutto non rispetterei quest’uomo, con il quale ho avuto molti confronti, anche nelle diversità delle nostre visioni ed opinioni.

Un confronto al quale entrambi non ci siamo mai sottratti.
Su molte cose non so se non sono riuscito a farmi capire io o non mi ha capito lui. Ma abbiamo amato lo stesso Dio. Questo e’ il filo conduttore che ci ha legati, più di tutto.

Nel 2014 scrissi il libro di Alfonso Melluso, pioniere Pentecostale, nonno di mia moglie.
Avemmo lunghi dialoghi: fu lui a raccontarmi la storia della chiesa di Secondigliano.
Claudio mi racconto’ che era uno di quelli che inizialmente ebbe delle incomprensioni con Alfonso Melluso, suo pastore a Secondigliano, ma dopo non molto tempo tra i due nacque un sodalizio spirituale che duro’ una vita intera. Anche perché Claudio ha prestato servizio lavorativo nell’azienda Melluso, divenendo un punto di riferimento spirituale per questa famiglia. Fino agli ultimi giorni della sua vita.

E’ stato in particolare molto caro per i miei suoceri che hanno amato lui ed amano sua moglie Eva, in modo profondo. Per mio suocero, figlio di Alfonso, e’ stato un amico, un compagno di lavoro, una spalla ed un consigliere.
Poi qualche anno fa, venne chiamato a guidare la comunità di Frattamaggiore (NA), per moltissimi anni curata dal pastore Daniele Marra, mio zio.

Più di quindici anni fa, imparai a conoscerlo.
Mi invito’ a predicare in una missione in provincia di Napoli, da lui curata. Quella sera mi accompagnò anche mia moglie.
Dopo qualche tempo, alcune mie scelte in campo spirituale e professionale, trovarono il suo disappunto.
Ma per molti anni non abbiamo mai smesso di parlarci, chiarirci e confrontarci. A volte in modo schietto, ma sempre rispettoso.

Tante, tantissime le volte in cui ci siamo incrociati in fabbrica Melluso, ed il mio ultimo incontro con lui fu esattamente tredici mesi fa. Ci mettemmo l’uno di fronte all’altro. In una stanza.

Negli ultimi due anni alcuni fatti legati all’opera delle ADI ci avevano visti contrapposti più del solito.
Ma quella volta parlammo di una questione familiare e – non è da me, ma ora lo capisco – decisi di non parlare di quegli argomenti che ci avevano visti contrapposti.
Ci promettemmo di farlo con più calma, a tempo debito: poi il COVID che arrivo’ lo scorso marzo, mi ha impedito di rivederlo.

Ma in quella occasione, al termine del nostro colloquio (in cui avevamo tra l’altro una stessa visione su una delicata questione) gli dissi: “Fratello Claudio, di solito sei sempre tu a farlo, ora lascia che faccia io una preghiera”.

Il mio ultimo incontro con il fratello Claudio, e’ stato in preghiera.
Ed oggi, lui gode della presenza di Dio, ma io conservo questo ricordo: la preghiera.

Quel “luogo d’incontro” meraviglioso, dove anche le differenze vengono rese nulle dalla presenza di Dio.
Pregammo, e spero che quella preghiera che facemmo venga esaudita.

La scorsa settimana, con alcuni miei cugini in fabbrica, commentavamo come anche in coma, da un letto d’ospedale, quest’uomo riuscisse a testimoniare la sua fede.
Medici ed infermieri – mi è giunta anche un’altra testimonianza in tal senso – hanno ascoltato le sue prediche.
E posso dire una cosa: al di là dei
molti argomenti su cui non ci siamo capiti e sostenuti, ho sempre pensato di lui che quando predicava, l’unzione era evidente, la sua pacatezza caratteriale mutava in una potente unzione spirituale. Autorevole ed efficace. L’ho sempre sostenuto, in più occasioni.

Mi è dispiaciuto saperlo in ospedale, sofferente come tutti quelli che vengono colpiti da questo brutto male, ma conoscendolo niente avrà scalfito la sua fede.

Ora riposa tra le braccia di Gesù, che ha amato e servito per tutta la sua vita.

(Foto dall’Archivio Audiovisivi delle ADI)

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