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Un anno dal covid e le consegne a domicilio che cambieranno

Siamo qui a ricordare che è appena trascorso un anno dall’esplosione del covid-19 in Italia e, quindi, in Europa fino al resto del mondo. Sono cambiate molte cose da allora. All’inizio il panico, la speranza, il miglioramento in primavera con un’estate che ci aveva dato l’impressione di esserne usciti o, comunque, di essere in grado di tenere sotto controllo contagi e terapie intensive con qualcuno che ha azzardato anche sul piano economico dicendo che avevamo oramai lasciato il crollo del Pil alle spalle e che la ripresa a V era realtà. È arrivata la seconda ondata in autunno, il panico, il terrore, la crisi vera. Governo Conte, Recovery Fund, la crisi e il Governo Draghi.

È stato l’anno in cui l’Europa si è dimostrata forte ma incapace, al momento, di gestire i rapporti con le case farmaceutiche che in meno di 52 settimane sono arrivate ad un vaccino.

È stato l’anno delle banche centrali che hanno messo in campo, assieme ai governi, misure di sostegno all’economia eccezionali portandola a tenerla in vita artificialmente.

Ci siamo misurati con le nostre fragilità personali, familiari. Abbiamo fatto i conti con la realtà e dato vita a frustrazioni nascoste o, fortunatamente, a sogni e nuovi progetti da realizzare. Le banche hanno fatto la loro parte dopo aver ricevuto tutte le garanzie possibili dai governi. La manifattura ha tenuto in moltissimi casi ma i servizi sono crollati, in modo particolare il turismo, il commercio, la ristorazione, gli hotel.

Ci siamo resi conto che le missioni sono tanto complicate da realizzare quanto facili da immaginare. Ma anche che di fronte alla vita e all’incapacità di scorgere nella luce il futuro, i ritardi e le incompetenze non sono accettabili nel modo più assoluto. Come si arriverà a far vaccinare quanta più gente è possibile in Europa non si sa. Sappiamo soltanto che in questo momento Regno Unito e Stati Uniti sono di gran lunga davanti a noi. In questi ultimi, ad esempio, quasi la metà della popolazione over65 ha ricevuto la prima dose di vaccino. In Italia si dice che entro l’estate sarà vaccinato il 70% della popolazione. Mah. Speriamo.

La settimana che si è appena conclusa è stata relativamente stabile sul piano delle principali borse mondiali se guardiamo alla tabella in alto. Ma l’intero anno è stato abbastanza “esaltante”: Wall Street è cresciuta dell’11%, il Nasdaq del 40%, la Cina del 17%. I titoli tecnologici a livello mondiale sono saliti del 33%. Sono andati giù quelli che rappresentano la parte dell’economia più colpita dalla pandemia.

In Italia, il nuovo governo sta cominciando a muovere i primi passi e lo sta facendo in modo silenzioso. In attesa che si definiscano alcuni sviluppi, la questione principale, tralasciando per il momento il contrasto alla diffusione del contagio e le relative misure, riguarda anche e soprattutto il blocco dei licenziamenti che dovrebbe scadere a fine marzo. Cosa accadrà? Si prorogherà ancora? Si seguiranno le indicazioni di Confindustria (toglierlo)? Certamente qui la questione è complessa. La gente non può essere abbandonata in questo scenario soprattutto se consideriamo che il mercato del lavoro italiano è lentissimo e non è come quello degli USA: oggi ti licenziano e massimo un paio di mesi ti ricollochi. Da noi non è così e quindi l’idea di sbloccare i licenziamenti per sbloccare anche le assunzioni parrebbe non stare in piedi. Oltretutto questo non è proprio il momento di fare esperimenti o raccontarsi sciocchezze. La gente non può essere licenziata. Punto. Semplice.

Di sponda analoga il tema sui rider, i ragazzi che portano il cibo in casa in bici o scooter. La procura di Milano aveva avviato un’inchiesta che si è conclusa in una maximulta da 733 milioni di euro alle società di gestione dei rider che dovrebbero essere ripartiti sulla base del numero di fattorini per società, ma la procura non ha ancora fornito delucidazioni in tal senso. La multa è stata data in seguito alla violazione del Testo unico della sicurezza del lavoro. Al rider vanno concesse le medesime condizioni degli altri lavoratori. Si attendono i ricorsi da parte delle società e nel frattempo cosa accadrà? Il business della consegna a domicilio sarà ancora sostenibile? Vivrà ancora? Certamente adesso i costi per le società schizzeranno in alto e quindi la pizza da 10 euro costerà qualche euro in più con il risultato che il ristoratore continuerà a guadagnarci “poco” e il consumatore finale prima o poi cancellerà l’app perché sarà insostenibile comprare una pizza e tornerà all’asporto come un tempo. Giusto? Sbagliato? Queste aziende fanno profitti importanti, i rider dovrebbero fare questo lavoro saltuariamente o per mantenersi per un lasso di tempo determinato per poi prendere altre vie ma nei fatti è un’altra distorsione italiana, i ristoratori pagano percentuali considerevoli. Chissà.

Buona domenica e buon caffè!

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Scritto da Vincenzo Lettieri

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