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RESTIAMO UMANI (E SPIRITUALI) – “Rialziamo il soldato Brian!”

Il punto del direttore Alessandro Iovino sulle vicende della chiesa Hillsong e del pastore Brian Houston

Restiamo umani, per favore.
Sforziamoci di poter analizzare i fatti con serenità e quella che un tempo, i nostri padri, chiamavano spiritualità.

Vorrei poter condividere una riflessione sulla vicenda che ha travolto Brian Houston (fondatore di Hillsong) nelle ultime settimane e che sta facendo il giro del mondo. Il Global Senior Pastor dimissionario di Hillsong è stato accusato di aver avuto comportamenti inappropriati con delle donne e di aver avuto qualche problema con l’alcol. Non voglio parlarvi però di questi fatti, ma attirare la vostra attenzione su qualcosa che riguarda tutti noi.

E’ necessaria una premessa. Avete presente l’ormai celebre schiaffo che Will Smith ha mollato a Chris Rock in diretta mondiale durante la notte degli Oscar?
Con molta autorevolezza, subito dopo aver compiuto quel gesto, il leggendario Denzel Washington si è avvicinato a Will Smith e gli ha detto: “Nel tuo momento più alto fai attenzione, è allora che il diavolo viene da te”.
Poi in una recente intervista ha chiosato ancora: “Non conosco tutti i dettagli della situazione, ma so che l’unica soluzione era la preghiera”.

Vorrei che partitissimo da questi concetti ispirati per parlare della vicenda che ha coinvolto il celebre (ed ormai ex) Senior Pastor di Hillsong Church.

Proviamoci.
Per prima cosa dobbiamo essere grati a questo ministero che ha “stravolto” il panorama cristiano nel mondo. Ormai gran parte dei ministeri sparsi in ogni parte del globo emulano il concetto di chiesa che ha introdotto ed ideato Hillsong: nella sua forma, nella sua musica, nella sua adorazione e perfino nella sua architettura. I canti Hillsong sono ormai celebri in tutto il mondo, anche in quello cattolico e secolare.
Mentre siamo pronti a sparare sentenze ad ogni pie’ sospinto su alcune persone, centinaia di migliaia di credenti nel mondo godono dei frutti di questo ministero. Trovo poco saggio (anzi direi disgustoso) questo gioco al massacro nei confronti di Brian e Bobbie Houston. Coloro che hanno fondato ed ispirato questo ministero in tutti questi decenni.
Come ci ha fatto notare Denzel Washington, nel momento più alto di una vita, ed in questo caso di un ministero, il diavolo si scatena. Ti vuole prendere, perché ti vuole distruggere.
Non ci deve impressionare che un pastore possa cadere. Sono esseri umani. E per quanto abbia fatto impressione conoscere alcuni fatti che hanno coinvolto il pastore australiano, dobbiamo essere cauti nel giudizio.
Mi auguro che la chiesa Hillsong “tratti” questo caso con la stessa “misura di grazia” con cui ha agito Brian Houston in alcune vicende del passato. Sì, la grazia. Quella “grazia” che ha rappresentato il punto spirituale e teologico che ha caratterizzato questo ministero.
Non essendo ciechi, per carità. Brian Houston si è assunto ogni tipo di responsabilità. E pagherà le conseguenze di queste sue debolezze. Non intendo sminuire. Chi legge capirà cosa voglio dire. Brian Houston andrà incontro a tutte le conseguenze umane di questi errori, ma per la sua vita spirituale vedo e sento poco in giro (anzi per la verità non leggo e non sento nulla sui social se non qualche post che alimenta gossip): poca grazia, poca gratitudine. E questo non è giusto. Aveva ragione uno statista italiano: “La gratitudine è il sentimento della vigilia”.

E’ giunto il tempo di guardare i pastori per ciò che sono: uomini. Forse alcuni mitizzazioni sono state eccessive, non c’è dubbio. Forse lo stesso Brian Houston ha perso il controllo e in dei momenti particolari il diavolo l’ha insediato. Forse si poteva fare di più? Forse alcuni ingranaggi di questa organizzazione non hanno funzionato? Forse anche la chiesa Hillsong va riformata?
Non lo escludo. Non sono qui per difendere nessuno. Ma per veicolare un messaggio chiaro: siamo tutti sulla stessa barca. Siamo tutti uguali. In soldoni: tutto il mondo è paese. Vale per chi ha mitizzato il mondo Hillsong e vale per chi vuole emettere giudizi sulla chiesa Hillsong. #keepcalm, direbbe qualcuno.
Nessuno ha patenti di moralità.
Non è qualunquismo, ma realismo. Per me un concetto biblico: siamo tutti peccatori salvati per grazia, tizzoni scampati dal fuoco. Punto.

Dobbiamo però stare attenti “noi” evangelici. Tutto questo non sarà solo un male che investe la chiesa Hillsong, ma anche la chiesa universale. Quando un membro del corpo di Cristo soffre, allora tutta la chiesa ne risente e non dovrebbe perdere tempo a disquisire. Ma dovrebbe pregare. Ecco cosa suggerisce l’attore Washington: non sapendo bene i fatti, bisogna ora più che mai pregare.
Anche perché francamente molti di noi siamo caduti per molto meno, diciamoci la verità. Ed ho visto ministeri vacillare e ministri del Vangelo perdersi per vicende che rispetto alle dimensioni ed al carico di responsabilità che quest’uomo ha portato in questi anni, sono davvero di poco conto.

Voglio insistere su questo: i pastori sono pronti ad aiutare chiunque, a curare il proprio gregge. Ma chi si prende cura di loro?
Certo, qualcuno dirà: “…il Signore! “. Ci mancherebbe.
Ma l’amore fraterno può fare la differenza. Spesso i pastori sono soli. E’ successo a Brian, come ad altri leader spirituali. Ed ecco che in molti paesi (come anche il nostro) abbiamo assistito a vite distrutte ed addirittura a dei suicidi. Cosa abbiamo fatto per impedire questo?
Quali strumenti abbiamo offerto ai pastori per curare le loro ferite?

La vicenda di Brian Houston, quella ancor più grave di Ravi Zacharias, lo scandalo che ha travolto Carl Lentz, e molti altri fatti che hanno interessato il mondo evangelico nella sua storia, dimostrano quanto siamo tutti vulnerabili. Se alcuni media indagassero anche su qualche realtà meno in vista, chissà cosa ne uscirebbe fuori.
Non si tratta di sminuire nulla. Se qualcuno di questi pastori oltre a fatti immorali si è reso protagonista anche di fatti penali, sarà perseguito, come giusto che sia. Ma non vorrei vedere e percepire nessuno che se la ride sotto i baffi, o che magari gode della caduta di un fratello e che ora pontifica: “l’avevo detto”. Questo lo trovo insopportabile, francamente.

Abbiamo anche noi una grande responsabilità. Vorrei leggere ed ascoltare più amore nelle parole e nelle invettive che con troppa facilità sono state lanciate in pasto ai social in queste settimane.

Il nemico della Chiesa di Dio sa come infierire colpi mortali.
Cosa ci ha insegnato però Gesù?
Cosa avrebbe fatto Lui?
Più amore, più grazia.
A Lui, e solo a Lui, il giudizio.
Tralasciamo il gossip, e preoccupiamoci di essere più amorevoli. Più attenti. Più saggi.

Sia chiaro. Tutto questo ci induce a delle riflessioni. Molto serie. Non voglio sminuire nulla, per carità. Sul fenomeno Hillsong – come
per tutte le congregazioni – ci sono luci ed ombre. Perché si tratta di organizzazioni umane. Come del resto tutte le altre denominazioni sparse per il globo. Il tempo e la storia faranno il proprio corso. Per quanto ci riguarda, ci resta da mettere in campo l’arma della preghiera. Pregare. Pregare ed ancora pregare.

Io credo, e questo vuole essere lo scopo di questa riflessione, che la famiglia Houston ha bisogno di preghiera. Non di abbandono. Ma di preghiera. Questo non è il tempo delle critiche, ma è quello dell’unità del Corpo di Cristo.
Questa chiesa mondiale sta soffrendo e per questo necessita del sostegno affinché chi la guida oggi e la guiderà domani, lo faccia con saggezza.

Infine: ieri non era meglio o diverso da oggi.
I più giovani non lo ricorderanno, ma negli anni ‘80 fece molto scalpore il caso del pastore Jimmy Swaggart. Coinvolto in uno scandalo sessuale, era uno dei tele-evangelisti più conosciuti d’America e del mondo.
A quell’epoca se ne occuparono giornali di ogni parte del globo ed il pastore Swaggart si presentò nella sua chiesa, in mondovisione, per invocare perdono con le lacrime agli occhi. Il gesto fu eclatante.

La differenza sostanziale rispetto alla vicenda di Brian Houston, è nell’indice di ipocrisia religiosa nel quale aveva agito Jimmy Swaggart, che poco prima di essere colto in fallo, “aveva puntato” poco sulla grazia e molto sul giudizio, avviando una campagna ogni domenica dal suo pulpito contro presunte immoralità di alcuni pastori, salvo poi “cadere” lui stesso. Ma nonostante ciò fu l’insegnamento del più grande evangelista di sempre ad essere straordinario: Billy Graham. Molti maliziavano, perché pensavano che ormai Graham avesse campo libero, e meno “concorrenza”, essendo Jimmy Swaggart molto noto negli USA in quel periodo.
Incalzato da un giornalista sulla vicenda, Graham disse: “Se è successo a Jimmy, può succedere anche a me. È un Santo Uomo di Dio. Ha vinto migliaia di anime in Cristo… è già ferito, non finiamolo, guariamo e rialziamo il nostro soldato”.

Credo che questo debba essere il sentimento anche oggi: “rialziamo il soldato Brian!”.

“Fratelli, se uno viene sorpreso in colpa, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine. Bada bene a te stesso, che anche tu non sia tentato”. (Galati 6:1)
‭‭

Restiamo umani.
Ma soprattutto restiamo spirituali.

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Scritto da Alessandro Iovino

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