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E’ morto il Papa emerito Benedetto XVI

Una riflessione (non richiesta) di un evangelico sulla morte del più longevo dei Papi

Nessuno era arrivato alla veneranda età di 95 anni nella lunga storia della chiesa. Anche se gli ultimi 10 vissuti nel colle più alto del Vaticano: il Monastero Mater Ecclesiae, che aveva scelto come sua residenza dopo la rinuncia al soglio petrino.

Dopo quelle di molti secoli fa di Celestino V (“colui che per viltade fece il gran rifiuto” secondo Dante), in epoca moderna le dimissioni nel febbraio del 2013 di Papa Ratzinger sono state rivoluzionarie ed hanno aperto la strada ad un nuovo modo di concepire il papato.

La mia prima riflessione è legata al fatto che a differenza di Papa Giovanni Paolo II e Papa Francesco, Ratzinger è stato un uomo di grande potere ancora prima di salire sul sommo pontificio. Quindi la sua influenza sulla storia del cattolicesimo occuperà non poco gli storici per l’impatto che il suo pensiero ha avuto per il mondo Cristiano.

In secondo luogo è apparso come un Papa meno mediatico ed esposto rispetto al Giovanni Paolo II. Ma di certo più concertato sulla difesa della dottrina cattolica. In ogni caso in linea di continuità con il suo predecessore nella lotta ad ogni tipo di relativismo.

Ha poi gestito la fase più delicata della storia delle chiesa degli ultimi secoli, in cui molti esponenti della chiesa sono stati accusati di violenze e pedofilia.

Perfino un uomo “duro” come lui avrà ceduto al peso di tutto l’inferno che si era scatenato un decennio fa in seguito a questi scandali ed avrà optato per le dimissioni (ma la storia ci dirà, o come spesso accade per le questioni in Vaticano, non lo sapremo mai).

Le sue dimissioni comunque hanno aperto la strada ad un Papa che ha profondamente cambiato la chiesa ed il rapporto con le altre confessioni. Ma questa è un’altra storia.

Veniamo alle conclusioni. Sintetizzo in due osservazioni il mio pensiero su quest’uomo.

Ho apprezzato i suoi libri ed i suoi scritti. È stato un teologo raffinato e mai banale.
Ha difeso ciò in cui ha creduto ed ha avuto una linea di coerenza nel suo pensiero.

Quello che non ho mai approvato e’ stata la sua chiusura (figlia del suo tempo e della sua formazione) nei confronti delle altre confessioni cristiane.
A volte ha utilizzato anche espressioni infelici e non degne di un uomo di pensiero come lui.

Mi auguro che invece gli evangelici di ogni dove rinuncino all’esercizio del giudizio (che spetta solo a Dio) e si soffermino ad osservazioni (anche critiche ma fondate e ben poste) su una figura religiosa che ha impattato la storia del Cristianesimo e del mondo (e come ogni essere umano, nel bene e nel male).

Ecco comunque le sue parole e le sue considerazioni riguardo alla morte. In queste parole intravedo una certa evoluzione del suo pensiero spirituale e sono pensieri che fanno comunque riflettere:

«Ben presto mi troverò di fronte al
giudice ultimo della mia vita. Anche se
nel quardare indietro alla mia lunga
vita posso avere tanto motivo di
spavento e paura, sono comunque con
l’animo lieto perché confido
fermamente che il Signore non è solo il
giudice giusto. Ma al contempo
l’amico e il fratello che ha già
patito egli stesso le mie
insufficienze.
Perciò, in quanto giudice, è al contempo mio
avvocato (Paraclito). In vista dell’ora del
giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte» (Aleteia, 9
febbraio 2022).

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