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Baby Gang. Paipais “Ai tempi del COVID bisogna rivedere il modello scuola”

Il Presidente dell’Unione dei Giovani Penalisti di Napoli: “E’ necessario favorire la dimensione educante delle comunità territoriali e rafforzare gli educatori di strada”.

È di ieri il video di pochi secondi diffuso sui social network in cui si vede un branco di ragazzine accanirsi contro una coetanea, nel rione Salicelle di Afragola.
L’ennesimo episodio di bullismo in poche settimane.
Abbiamo incontrato ed intervistato presso la sede “Real Inside Magazine” l’avvocato Gennaro Demetrio Paipais, presidente dell’unione giovani penalisti di Napoli ed esperto di penale minorile.

“La violenza non conosce genere” afferma Paipais, che continua: “Il dato è allarmante ma inorridirsi non basta. Nessuno nasce delinquente. Il degrado dell’ambiente e il background sociale e familiare possono incidere come cause oggettive del disagio e, quindi, della conseguente devianza. Occorre, pertanto, intervenire affinché il disagio non diventi devianza”.

Avvovato Paipais, quale deve essere il ruolo dello stato ?

Lo Stato non deve mai dimenticare che ha l’obbligo, secondo la Carta Costituzionale, di proteggere l’infanzia e la gioventù favorendo tutti gli istituti necessari, intervenendo anche e soprattutto nei territori a rischio: individuare e sostenere con risorse idonee la lotta alla dispersione scolastica, rivedere il modello scuola in tempi di covid, favorire il protagonismo dei ragazzi e delle ragazze, offrire sostegno economico-finanziario alle famiglie e promuovere l’occupazione giovanile.

Insomma, mettere in atto una vera rivoluzione ?

Sono indispensabili politiche sociali proiettate al potenziamento delle strutture educative, soprattutto in fase di Covid, che favoriscano l’integrazione sociale, come i centri diurni, i centri sportivi, centri di aggregazione, l’avvio di programmi sperimentali, nei quartieri più disagiati, in cui il ruolo e la funzione dell’educazione di strada siano prioritari.
Bisogna recuperare la dimensione relazionale con gruppi spontanei di ragazzi nei loro naturali luoghi di incontro, ascoltarli e coinvolgendoli in iniziative progettate insieme con lo scopo di valorizzare il loro protagonismo e ridurre i fattori di rischio.

Perché sostiene che è necessario rivedere il modello scuola in tempi di Covid-19?

Bisogna comprendere valutare le ripercussioni dal punto di vista educativo e di socializzazione: in altre parole, bisogna interrogarsi sull’impatto della didattica a distanza e rendersi conto dove è stato e sarà più efficace e dove viceversa è stato e potrebbe essere fallace.
Già prima del Covid la dispersione scolastica spiegava i suoi effetti.
Oggi non si può pensare ad una didattica a distanza nei territori a rischio.

Tutto questo come si traduce in atti concreti ?

Qualsiasi intervento si pensi sia utile, non può prescindere da azioni sinergiche tra istituzioni nazionali e locali: enti locali, entri di Terzo Settore, scuole e famiglie.
Nell’attuale clima pernicioso di accentuata violenza posta in essere su tutto il territorio nazionale ed, in particolare nei quartieri più a rischio come quello del rione Salicelle di Afragola, di Ponticelli e Scampia, è doveroso da un lato tratteggiare un itinerario correttivo a seconda del disagio e dall’altro affidare ad educatori di strada il difficile compito di offrire modelli educativi alternativi e convincenti.

Le nostre istituzioni sono pronte ad accettare la sfida?

Di certo non ho la velleità di offrire medicine sociali che siano trangugiate dagli adolescenti, ma occorre prendere coscienza che l’attuale virulente connotazione del complesso fenomeno della devianza minorile impone con urgenza di rivedere il ruolo dello Stato nella capacità educativa del minore.


Sono convinto che il coinvolgimento sempre più frequente di minori in gravi episodi delittuosi debba sollecitare costanti riflessioni in ordine al ruolo dello Stato nella prevenzione e nella formazione ed educazione minorile.
L’Italia deve poter dimostrare che la società, con la sua libertà di scelta, le ampie opportunità e garanzie a tutela degli infanti e degli adolescenti ed un efficiente ed efficace modello educativo, sia in grado di contrastare un percorso deviante.

Avete favorito lo sport e la musica per l’inclusione sociale dei minori. Ci vuole spiegare in che modo?

Con l’unione giovani penalisti e con la camera penale minorile, presieduta dall’avvocato Mario Covelli, abbiamo organizzato negli anni scorsi le partite di calcio tra avvocati, magistrati, agenti di polizia penitenziaria e minori, nonché la consegna di strumenti musicali per implementare il laboratorio di musica dell’Istituto Penale Minorile di Nisida.

Siamo convinti che la musica e lo sport siano i principali fattori educativi maggiormente incidenti sulla personalità in fieri dei minori. Deve però essere lo Stato e non soltanto l’associazionismo ad offrire valide alternative ai giovani dei territori maggiormente a rischio.

Il Ministro della Giustizia ha ricevuto lei e l’avvocato Mario Covelli per le criticità del sistema penale minorile. Cosa vi siete detti?

Ho condiviso la proposta dell’avvocato Covelli e della Camera Penale Minorile secondo cui sarebbe indispensabile istituire in ogni Comune centri polifunzionali che accolgano minori a rischio in regime semiconflittuali, avviandoli a percorsi educativi sia di istruzione sia di formazione professionale.

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Scritto da Alessandro Iovino

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