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CORONAVIRUS: Evangelici Italiani uniti in preghiera

Ci abbiamo provato in tutti i modi in questi ultimi 40-50 di storia: convegni, tavole rotonde, meeting, progetti, incontri, eventi, associazioni, movimenti e manifestazioni, in ogni dove. In ogni angolo d’Italia. 

Lodevoli iniziative, che tra l’altro mi hanno visto impegnato in prima persona negli ultimi anni, e che non rinnego, anzi. Forse hanno preparato la strada e sono stati di benedizione. Comunque sia, sono state iniziative importanti in cui, però, mancava sempre qualcuno. Oppure altri storcevano il naso. 

Questo maledetto virus e’ riuscito a mettere insieme il mondo evangelico italiano che, negli ultimi tempi, viveva il suo momento più difficile. 

Leader evangelici di ogni parte d’Italia hanno dato vita ad una maratona di preghiera che è durata tutta la giornata di domenica 22 marzo. 

Abbiamo scoperto la forza della preghiera. La bellezza dell’unità spirituale e la potenza della comunione fraterna. 

Questo virus ci ha costretti a chiudere le chiese. Nemmeno la persecuzione negli anni del Ventennio fascista riuscì a fermare i credenti. Riuniti nei sottoscala, o nelle campagne, ci si vedeva per pregare. 

Stare insieme. 

La Chiesa ne uscì forte dalla persecuzione. 

E’ quello che accadrà in questo tempo che stiamo vivendo, in cui non è la mano di un uomo, di un regime, di una legge o di una pericolosa ideologia a minare l’Unità della chiesa ma un nemico invisibile: il #coronavirus. 

Questo maledetto virus sta togliendo il respiro alle persone, oltre che la dignità. Ci raccontano che i poveri malati stanno morendo in solitudine, nel peggiore dei modi. Ecco che dunque noi non dobbiamo consentire che il coronavirus tolga l’autorità alla chiesa, e ci privi di un nostro diritto-dovere: la preghiera. 

Pregare per quelle persone che stanno combattendo, che hanno perso dei loro cari. Famiglie che sono nel lutto ma che possiamo raggiungere con la preghiera. 

Uomini e donne che oggi più di ieri possono fermarsi e capire che non siamo padroni di nulla, davvero di nulla. Ma abbiamo un solo rifugio: la preghiera. 

Per questo dico: grazie. 

Grazie a Dio che ha messo nel cuore di tutti i leader evangelici italiani questo desiderio di unità e preghiera. 

Dobbiamo essere uniti contro il germe della paura, della solitudine e della rassegnazione. 

Non c’è risposta. Non mi illudo di averla io, e onestamente nemmeno nessun gran teologo su questa terra. Non ci spiegheremo mai perché tutto questo, perché tanta sofferenza, perché sia necessario passare per questa valle dell’ombra e della morte. 

Illogico pensare che per capire alcune cose, ritrovare se stessi, fare pulizia nelle nostre vite, riscoprire l’Unità dobbiamo passare per queste prove. 

Ma una cosa è certa. Se non impariamo da questa lezione, se non dimostriamo ora di essere e fare la differenza, allora abbiamo fallito come chiesa, come credenti e come figli di Dio. 

E’ il momento di esercitare la nostra fede! Perché la “preghiera cambia le cose”! 

Il presidente della BGEA, Franklin Graham, dalla pagina Facebook di My Hope Italia, ha sostenuto questo evento epocale dagli USA con tale dichiarazione: “Siamo con tutte le chiese evangeliche che oggi stanno pregando in tutta Italia, e i nostri cuori vanno alle persone di questa grande nazione che stanno vivendo una sofferenza incredibile. Piangiamo con coloro che hanno perso i loro cari e preghiamo che Dio, colui che risponde alla preghiera, placherà questo male terribile”. 

Nelle lettere dell’apostolo Paolo, il richiamo all’unità è costante: “…uniti nell’amore…” (Colossesi 2:2); ed ancora “vi esorto… a stare perfettamente uniti” (I Corinzi 1:10) “…sforzandovi di conservare l’unità dello Spirito…” (Efesini 4:3). Nella speranza che “…tutti giungiamo all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio…all’altezza della statura perfetta di Cristo…” (Efesini 4:13).

Dio ci benedica ! 

Dio benedica l’Italia ! 

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Scritto da Alessandro Iovino

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