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Il crollo di Piazza Affari Coronavirus e corporate

Il 19 febbraio scorso, ultimo giorno di Borsa prima che il paese iniziasse a fare conti con il Covid-19, rappresenta uno spartiacque per il sistema reale e per quello finanziario ed economico. La Pandemia Coronavirus ha creato graduali e sempre più forti scompensi su tutti i mercati azionari globali. Giovedì 12 Marzo 2020 resterà nella storia per il crollo di Piazza Affari: – 16,9 %. E’ il crollo peggiore della storia: superati il calo del 12,48 % registrato il 24 Giugno 2016 giorno della Brexit, i cali post crack Lehmann Brothers 2008 e 11 Settembre 2001.

La situazione in Borsa è funesta: a tre settimane dall’inizio dell’epidemia i colossi di Piazza Affari hanno perso miliardi di capitalizzazione e si teme l’azione speculativa di colossi internazionali. In questo quadro, dunque, dove la volatilità resta alta, le mire straniere sui gruppi del nostro paese rischiano di essere foriere di azioni concrete.

I numeri consigliano di alzare il livello di attenzione: ✔️Generali è sotto i 20 miliardi, ✔️Eni vale appena 24,5 miliardi, ✔️Unicredit 15,9 miliardi, ✔️Fca 12 miliardi. 

📍Generali, per esempio, da sempre è vista alternativamente come potenziale preda di francesi (Axa) o tedeschi (Allianz) e ieri viaggiava poco sotto i 19 miliardi mentre lo scorso 19 febbraio il valore di Borsa era a un soffio dai 30 miliardi (-37%). In meno di una settimana sono stati bruciati 11 miliardi di euro. 

📍Le cifre fanno ancora più effetto se si pensa che il primo azionista di Trieste, MEDIOBANCA con il 13%, ha visto il valore di Borsa dimezzarsi passando da 8,6 miliardi a poco più di 4 miliardi. 

Ma Generali non è l’unica preda potenzialmente ambita, ci sono anche Eni e Enel. 

📍ENI sempre oggetto del desiderio fuori dai confini nazionali e crocevia di delicati equilibri di potere, vale oggi appena 24 miliardi, contro i 50 miliardi di meno di un mese fa. 

📍INTESA SAN PAOLO brucia più di 20 miliardi, scendendo a 25 miliardi dai 45 miliardi di quattro settimane fa. 

📍ENEL vale oggi 53 miliardi quando ne valeva 87 miliardi a metà febbraio. 

📍TELECOM ITALIA si può comprare invece con appena 6,7 miliardi. 📍LEONARDO con 3,3 miliardi (circa la metà di qualche settimana fa). 📍 FCA, in questo quadro, non fa eccezione con il valore sceso pesantemente dai 20 miliardi di fine 2019, prezzo riconosciuto nell’ambito della fusione annunciata con Psa, a circa 12 miliardi. 

📍ATLANTIA, big internazionale delle infrastrutture che custodisce, per il momento, tutta la rete italiana: 9 miliardi. A difenderla, paradossalmente c’è la moltitudine di debiti che ha in pancia (47,2 miliardi) e il caos con il governo italiano.

Il compito del governo è quello di garantire che gli assetti di controllo e di governance delle società bancarie/assicurative, telecomunicazioni, energia e difesa  rimangano nell’alveo dell’interesse nazionale.

Ieri la Cobsob ha deciso la sospensione dalle negoziazioni di 85 titoli sul mercato telematico italiano dopo la drammatica giornata di Giovedì. Ora gli occhi degli italiani – e degli speculatori internazionali – sono puntati sulle prossime ed imminenti mosse del Governo Conte. Va applicata a tutto campo la Golden Share. Si alzi lo scudo per bloccare sul nascere gli appetiti speculativi dei fondi internazionali. Vanno tutelate in primis le eccellenze Made in Italy della moda e dell’Hi tech ma anche le tante medie imprese costituenti l’ossatura indispensabile del tessuto produttivo nazionale.

E’ il tempo delle decisioni coraggiose, non possiamo permettere l’esfiltrazione (come si dice in gergo azionario) delle nostre Eccellenze.

Per comunicazioni: lawfirmlepore@gmail.com

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Scritto da Davide Lepore

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