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“A Colui che può” – Intervista a M. Scarpati

L’intervista di Alessandro Iovino

PREFAZIONEHo apprezzato la penna di Marco Scarpati già con il precedente volume “Perfino…utile a me stesso” (Kimerik, 2019) in cui l’autore affronta il tema della resilienza, da un punto di vista cristiano. In questo senso, un volume destinato a fare “scuola”, e che trovo davvero illuminante. Eppure con questo testo, che ho l’onore di presentare, Marco Scarpati si spinge “oltre”. 

In questo libro “Ora … a Colui che può”, Scarpati coniuga le sue competenze professionali alla sua esperienza spirituale: un binomio “esplosivo”, direi inedito in questo campo. Questo libro che è davvero un manuale di riferimento per la materia. 

Una posizione particolare, quella dell’Autore. Il suo è stato un osservatorio privilegiato, sia dal punto di vista professionale che pastorale. Prima di scrivere questo libro ha accumulato una certa “esperienza” sul campo, di grande valore. Nel 2011 ha fondato il centro d’ascolto “Parliamone”, nel difficile territorio di Arzano, dove insieme ad alcuni colleghi e altre figure professionali ha operato per offrire non solo accoglienza ma anche assistenza a tante persone in difficoltà. Consulente e mediatore familiare, svolge intensa attività anche come pastore di una comunità evangelica a Melito, in provincia di Napoli. E’ stato in questo ruolo, delicato e complesso, che ha accumulato molta esperienza riguardo anche l’assistenza spirituale degli individui. E sono convinto che molti disturbi mentali, comportamentali e, in generale, molte difficoltà familiari, siano anche frutto di una “depressione spirituale” che si diffonde a macchia d’olio in quest’epoca. 

Scarpati si avvale dunque di questi due campi di formazione per “partorire” un testo valido sia per la comunità scientifica che pastorale. Un manuale di studio per gli accademici e per i credenti che vogliono andare “oltre”. Oltre la banalità, oltre la retorica, oltre il convenzionale. Questa è la vera forza dell’ultima fatica di Scarpati. 

Quanti di noi ci siamo chiesti almeno una volta nella vita: come stiamo vivendo il nostro tempo? Come impariamo ad affidarci a Dio? Come reagire nelle situazioni difficili della nostra vita? 

Scarpati non ha la presunzione di rispondere a queste domande in modo esaustivo, ma offre una preziosa occasione per riflettere su questi grandi interrogativi.
C’è una citazione di Michael Altshuler che l’autore riporta nel libro e che mi ha molto colpito: “La brutta notizia è che il tempo vola. La buona è che il pilota sei tu”. Scarpati ci da una prezioso suggerimento: non lasciamo che sia l’inerzia a guidare la nostra vita, non ci limitiamo a riempiere il tempo nelle nostre giornate ma piuttosto a viverlo con pienezza, abbondanza, anche nelle difficoltà. Uno dei mali peggiori per un credente – e qui Scaprati mi trova d’accordo – è la mancanza di una vita esuberante. Ci trasciniamo, e non siamo noi al timone della nostra vita. Così siamo destinati a condurre una vita depotenziata, spenta, lenta. Invece dobbiamo impossessarci ora della nostra esistenza, con un gesto di libertà, direbbero i teologi con il “libero arbitrio”, ed una volta acquisita questa consapevolezza, di piena autonomia, compiremo un passo di fede: “Signore, guidami tu!”. Allora non saremo dei politi o dei capitani in solitaria, ma degli uomini e delle donne che vivono per fede, affidando la propria esistenza ora e per sempre a Colui che tutto può. 

Alessandro Iovino scrittore

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