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Esclusiva. Sister Rosemary: “La Fede è meglio praticarla che predicarla!”

In esclusiva per Real Inside l’intervista a Sister Rosemary

Sister Rosemary Nyirumbe.
Quando prese la parola davanti al Presidente Obama e tenne il suo speech in occasione del National Prayer Breakfast del 2016, ci tenne tutti con il fiato sospeso. Le sue parole erano come un macigno per tutti noi presenti: una sala gremita di potenti governanti, primi ministri, parlamentari e dignitari da ogni parte del mondo che attoniti ascoltavano la sua narrazione, così potente ma anche così struggente.
Il suo racconto degli orrori delle organizzazioni terroristiche operanti nella parte settentrionale dell’Uguanda, fu davvero commovente.

Una donna che da voce a chi non ne ha. Una missionaria, in prima linea, che sa ricucire non solo la speranza ma anche al Vita di chi soffre.

Nominata eroe dell’anno da CNN nel 2007.
Inserita tra le 100 personalità più influenti del mondo secondo il «Time Magazine» nel 2014. Premio women impact dell’Onu 2014.
Il suo lavoro e’ universalmente riconosciuto, apprezzato e sostenuto.
Lei ha fronteggiato i signori della guerra, quelli che hanno brutalizzato le giovani donne con violenze fisiche inaudite. Di quelle difficili anche da raccontare.

Ammiro questa donna di Dio.
Sono onorato della sua amicizia. E’ così vera, semplice ed autentica. Nei suoi occhi vedo la forza, l’amore e la grazia di Dio.

In esclusiva per Real Inside, ecco le sue riflessioni su questa pandemia globale legata al Covid-19.

Sorella Rosemary, prima di tutto, come sta vivendo questa emergenza Covid-19?

Grazie per avermi contattata, caro Alessandro. Conservo sempre un bel ricordo dei nostri incontri a Washington.
Comunque sto bene ed in questo tempo non ho fatto altro che pregare.
Penso che queste situazioni di emergenza ci servono per riflettere su come Dio possa darci dei segni chiari, affinché tutti comprendano che Egli è il nostro Creatore.
In questi mesi tutti abbiamo fatto i conti con la nostra fragilità ed abbiamo sperimentato che la nostra forza è solo nel Signore.

Come pensa che ne usciremo da questa situazione ?

Nessuno sa come e cosa fare, ma Dio ci sta mostrando la strada, avvicinandoci a Lui. Ma non dimentichiamoci delle parole dal Vangelo di Luca (13:2): “E Gesù, rispondendo, disse loro: Pensate voi che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei perché hanno sofferto tali cose?”.
Non c’è nessuna punizione di Dio in tutto questo, verso nessun popolo o nazione. Noi siamo tutti peccatori e bisognosi di un pentimento personale, ed oggi più che mai ci dobbiamo rivolgere a Dio.
Usciremo da questa situazione solo se ci rendiamo conto del fatto che dobbiamo vivere ed immaginare il futuro in modo diverso da come abbiamo vissuto fin ora.

In un momento come questo, quale pensa debba essere la posizione di un Cristiano ?

Questo è il tempo in cui la fede ci fa guardare avanti con speranza e, alla fine di un sentiero oscuro e accidentato, possiamo vedere un po’ di luce. Sappiamo che c’è sempre un po’ di sole dopo una fitta pioggia.
La fede cristiana apre una strada anche laddove nella disperazione non vediamo una via d’uscita. In fin dei conti ricordiamo che siamo pellegrini in questo viaggio terreno, che per ognuno di noi può essere breve o lungo.

Perché la fede in Dio in momenti come questi può fare la differenza ? Lei dice sempre: “la fede e’ meglio praticarla che predicarla….”

Questo è il momento di mettere in pratica ciò che abbiamo predicato per una vita. Quando cerchiamo di prenderci cura di noi stessi e delle nostre famiglie, scopriamo che da soli a volte possiamo poco o nulla. Quello è il momento di chiudere gli occhi e pregare il nostro Signore con fede ….

C’è il pericolo, sorella, che nell’impossibilità di muoversi, agire ed aiutare a motivo del lockdown, le organizzazioni terroristiche e criminali prendano più il sopravvento ?

C’è questo pericolo, ma non dobbiamo essere miopi. A causa del blocco, così stressante, possiamo incorrere nel pericolo di non vedere ciò che accade appena fuori le nostre case.
Ma la carità cristiana non deve mai venir meno.
Per esempio e’ giusto indossare mascherine per tutelare i nostri vicini, ma dobbiamo anche essere consapevoli dei bisogni degli ultimi.
Distanziamento sociale, non vuol dire distanziamento Cristiano …

Perché ha deciso di mettere in pericolo la sua vita per salvare le ragazze dell’Uguanda, vittime di atroci sofferenze ?

Penso che mettere la mia vita a disposizione delle ragazze vulnerabili fosse solo un modo per restituire a Dio ed al suo popolo l’amore che ho ricevuto.
Ho condiviso con queste ragazze la paura, il dolore e l’isolamento e mi sono considerata una graziata rispetto a queste ragazze che sono diventate vittime delle atrocità della  guerra…
Ciò che anche i bambini hanno vissuto nell’Uganda settentrionale, ci ricorda che abbiamo bisogno gli uni degli altri; e quando una parte del nostro corpo sta soffrendo, sappiamo che tutto il corpo prova qualche tipo di dolore. Il coraggio e la resilienza di questi giovani possono servire come incoraggiamento a tutti noi in questo momento. “La sofferenza non ci definisce”. Anzi, penso che possiamo lentamente elevarci al di sopra della sofferenza e del dolore se mettiamo la nostra fede e la nostra fiducia in Dio.
 

Infine: vuole dare un suo messaggio all’Italia, una nazione che lei ama particolarmente ?

Amo il vostro paese, che visito regolarmente. Ho pregato per l’Italia e so che ci sono state molte sofferenze, ma anche gli Italiani hanno molta fede. Speriamo infine che il mondo rifletta sull’importanza dell’unità nella diversità.

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Scritto da Alessandro Iovino

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