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Intervista al dott. Raffaele Costanzo

Dirigente Medico di I Livello dell’U.O.C di Oncologia Medica Toraco Polmonare dell’Istituto Nazionale Tumori G. Pascale a Napoli

• Dottor Costanzo, la ringrazio a nome di tutta la redazione di Real Inside Magazine per aver accettato quest’intervista. Stiamo assistendo ad un momento storico molto delicato della nostra nazione e dell’intera umanità, dove in questa guerra contro un nemico invisibile, in prima linea ci sono proprio medici ed infermieri. Come si presenta attualmente la situazione in Campania?


R: Buongiorno e grazie anche a voi, in un momento estremamente difficile per il nostro Paese, durante il quale, a mio giudizio, anche la stampa gioca un ruolo importante di comunicazione ai media. Effettivamente si tratta di una guerra contro un nemico subdolo e invisibile, responsabile purtroppo di decine di migliaia decessi nel mondo, molti dei quali proprio in Italia, dove si registrano decine di morti anche tra gli operatori sanitari. In Campania, così come per buona parte del sud Italia, non si è avuta l’ondata di contagi e decessi riscontrati nel nord Italia, in particolare in Lombardia.

Ciò è da ascrivere sicuramente alle varie ordinanze restrittive emanate dagli organi governativi regionali, che hanno sicuramente contribuito a ridurre il rischio contagio, anche a prezzo di enormi sacrifici per tutta la comunità, se si pensa al riguardo alle tante attività commerciali, ristorazione e turismo in primis – che stanno pagando un prezzo altissimo in tale emergenza. Nella nostra regione i positivi al Covid-19, al 15 aprile 2020, sono oltre 3700, con 260 decessi e oltre 400 pazienti guariti. La Regione si sta muovendo su più fronti, da una parte mediante ordinanze contenenti ulteriori misure per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, dall’altra ci si sta attrezzando per aumentare i posti in terapia intensiva, in modo da poter rispondere in modo efficace alla richiesta di ricoveri dei pazienti con sintomi respiratori, sicuramente quelli più a rischio di complicanze severe.

• Come sta rispondendo l’Istituto dei tumori – Pascale di Napoli? Il Covid-19 è un virus molto potente che attacca le vie respiratorie, c’è un dato preoccupante che coinvolge anche i malati oncologici. In che modo tutti noi possiamo aiutare anche loro? Quali sono le procedure che state attuando per tutelarli e per fronteggiate l’intera emergenza?

R: I pazienti affetti da patologie oncologiche sono pazienti spesso fragili e pertanto particolarmente a rischio, sia per quanto riguarda la morbidità che la letalità correlate ad infezioni da virus respiratori. Per quanto riguarda l’infezione da SARS-CoV-2, sebbene i dati al momento siano limitati, sembra che i pazienti con patologie oncologiche o onco-ematologiche siano esposti a maggior rischio di contrarre l’infezione e di andare incontro a un andamento dell’infezione stessa più severo, tenuto conto anche del fatto che molti di questi pazienti sono in trattamento chemio-immunoterapico o si sono sottoposti nell’ultimo mese a interventi chirurgici. In merito alla gestione di pazienti così fragili esistono delle raccomandazioni, nate su iniziativa del Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile, proprio per la gestione dei pazienti oncologici e onco-ematologici, in relazione all’emergenza da COVID-19. Aggiungo, al riguardo, che il miglior modo di aiutare i pazienti stessi è anche far sentire la nostra presenza, far sapere loro che non sono abbandonati o trascurati ma anzi trattati con maggiore attenzione e premura, quando possibile dando loro sostegno telefonico o tramite e- mail.

Il Pascale, dove si è formata una vera e propria Unità di Crisi per la gestione dell’emergenza, nell’ottica di salvaguardare la salute di pazienti e degli operatori sanitari, ha istituito dei punti di triage all’entrata degli edifici assistenziali, ha emanato disposizioni in merito all’utilizzo dei DPI e alla razionalizzazione degli accessi, onde ridurre al massimo il rischio di contagio. Infine è stato disposto uno screening rapido, mediante test sierologici rapidi, a tappeto per tutti i pazienti e i dipendenti, associato all’effettuazione di tamponi naso e oro-faringei. Al contempo, tutte le attività di assistenza, in regime di ambulatorio, ricovero e day hospital, sono proseguite incessantemente, onde evitare ripercussioni negative sui pazienti stessi.

• In questo caso, secondo lei, in che modo la Sanità Nazionale può collaborare e abbattere il nemico? Il sud sta mettendo a disposizione qualche posto letto per i pazienti del nord, non è un messaggio importante che unisce tutti in un’unica battaglia? Ci sono state polemiche le scorse settimane, forse davvero estremamente
sterili.

R: In un momento così drammatico per il popolo italiano, che solo unito e compatto su scelte condivise può sperare di affrontare la difficile lotta al Coronavirus, mi sembra veramente sterile e gratuita qualsiasi polemica di tipo campanilistico, stupida e fuori posto, non so se velata da chissà quali ambizioni. Al riguardo,
senza entrare troppo nel merito, penso sia utile ricordare alcuni passaggi della risposta del collega Ascierto, che riassumono anche il mio pensiero: “In questa fase, non è importante il primato. Quello che abbiamo fatto è comunicarlo a tutti affinché TUTTI fossero in grado di poterlo utilizzare (il tolicizumab ndr) in un momento
di grande difficoltà… Il nostro deve essere un gioco di squadra e la salute dei pazienti è la cosa che ci sta più a cuore. Andiamo avanti con il consueto cauto ottimismo e sempre consapevoli che è solo l’unione a fare la forza…”

• In alcuni ospedali italiani sarà possibile sperimentare un farmaco per l’artrite reumatoide che ha dato risultati incoraggianti per trattare i pazienti con gravi polmoniti causate dal coronavirus. Il tocilizumab è stato sviluppato dall’azienda farmaceutica Roche, che ha dato la propria disponibilità a fornire gratuitamente il farmaco agli ospedali che ne faranno richiesta per impiegarlo contro il coronavirus, al posto del suo classico impiego per contrastare l’artrite reumatoide. Anche un altro medicinale simile, il Kevzara, sarà sperimentato in studi clinici negli Stati Uniti. È stato un medico del napoletano a scoprire che il farmaco funzionava. Cosa può lasciarci di estremamente positivo sulla sanità del sud? Spesso attaccata in modo ingiusto?

R: Premetto che, come è noto, al momento non ci sono terapie consigliate dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per il nuovo coronavirus, e nelle linee guida sull’assistenza ai pazienti sono indicate solo terapie di supporto, come l’ossigeno-terapia, la somministrazione di fluidi e l’uso empirico di antibiotici per
trattare eventuali co-infezioni batteriche. Su alcuni pazienti si stanno però utilizzando alcuni farmaci già in uso o in sperimentazione per altre patologie, mentre per altri sono iniziati i test preclinici in vista di un possibile uso. Tra questi Lei cita due farmaci, quali il il tolicizumab e il Kevzara* (sarilumab), anticorpi monoclonali completamente umani che inibiscono l’interleuchina-6 (Il-6) e potrebbero quindi essere in grado
di modulare la risposta infiammatoria iperattiva nei polmoni dei pazienti colpiti dal nuovo coronavirus: entrambi questo farmaci sono da utilizzare, almeno per ora, in pazienti ricoverati in ospedale con forma grave di Covid-19.

Per il primo, come è noto, è partito uno studio coordinato proprio dal Pascale, che proverà a dare una risposta scientifica sul ruolo del farmaco nella gestione dei pazienti fortemente sintomatici, anche riguardo al profilo di tollerabilità. La sperimentazione del Tocilizumab è partita il 19 marzo, nelle prime 24 ore hanno aderito quasi 300 ospedali concentrati soprattutto nel Nord Italia, e da poco si è conclusa, almeno quella relativa allo studio di fase II, pur continuando lo studio osservazionale, che consente a qualsiasi ospedale di poter utilizzare il farmaco, se necessario. In merito al Kevzara* (sarilumab), negli USA è partito un trial multicentrico, in doppio cieco, di fase II-III, che dovrebbe arruolare circa 400 pazienti, coinvolgendo anche aree al di fuori degli USA, maggiormente colpite dalla pandemia, tra cui Italia, e che, ci auguriamo, potrà fornire dati scientifici rigorosi.

• Noi le auguriamo un buon lavoro e la ringraziamo, a nome di tutti i cittadini italiani. Cosa pensa di dire come ultimo messaggio proprio – agli italiani?

R: A rischio di diventare ripetitivo, in attesa e con la speranza che si possa sviluppare presto un vaccino contro il Covid-19, l’unico messaggio di buon senso da diffondere adesso è di stare a casa e di rispettare le indicazioni dei nostri organi tecnico scientifici, soprattutto in merito al distanziamento sociale, dimostrando così al mondo che l’Italia, uno dei paesi più colpiti dalla pandemia, sia in grado rispondere allo stato di emergenza con coraggio, temperamento, perseveranza, rigore, tutte qualità al momento indispensabili per ridurre il contagio e sperare di tornare, in un tempo speriamo non troppo lontano, ad una vita “quasi” normale.

Grazie per tutto ciò che state facendo per noi.

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