in

INTERVISTA A GEORGE O.WOOD – President World Assemblies of God Fellowship

Alessandro Iovino, direttore di Real Inside Magazine, ha incontrato ed intervistato a Springfield (Missouri) il Dr. George Wood nel quartier generale delle Assemblee di Dio degli Stati Uniti.

Nel cuore dell’America, nello stato del Missouri, nella cittadina di Springfield -che si è proclamata per decenni la città natale della celeberrima “Route 66” – sorge un vero e proprio quartier generale delle “Assemblies of God” (AoG) degli Stati Uniti D’America. Si tratta di una delle denominazioni religiose più importati negli USA con 13mila chiese e più di 3milioni di fedeli. Nel 2014 hanno celebrato i primi 100 anni di storia, e nel 2018, per la prima volta, hanno nominato una donna come segretario generale: Donna Barret. Attualmente, il Presidente, qui nominato “Sovrintendete Generale”, è il Pastore Dr. Douglas Clay. 

Nel 1988 venne fondata anche la “World Assemblies of God Fellowship” (WAOGF), la comunione mondiale delle “Assemblee di Dio”. Una rete globale di 144 gruppi nazionali autonomi delle chiese AoG, che ne fanno la più grande denominazione pentecostale al mondo ed, in generale,  il quarto gruppo cristiano del pianeta. 

Secondo alcune statistiche diffuse dal dipartimento missioni delle AoG, nel 2018 la WAOGF è presente in 190 paesi, con 375,310 chiese e circa 69milioni di fedeli. 

Alessandro Iovino con il presidente AoG USA Douglas Clay nel 2018 in Canada

In occasione della mia visita al quartier generale delle AoG USA, ho partecipato alla preghiera settimanale del martedì con tutti – sono migliaia –  i dipendenti della AoG. Sono stato accolto dal Presidente AoG USA Douglas Clay, che avevo già conosciuto in Canada nel 2018, dopo essere stato introdotto dal Presidente delle “Assemblee di Dio in Canada” David Di Staulo, al quale devo sincera e profonda gratitudine per avermi organizzato questa visita. Su invito del caro amico, il pastore Dominic Yeo, segretario mondiale WAOGF e presidente delle AoG Singapore, ho partecipato come uditore ad una riunione del board per le strategie di evangelizzazione con i vari presidenti e rappresentanti delle opere AoG del mondo. Raggiungere ogni angolo della terra con il messaggio di Cristo, rimane uno degli obiettivi principali di questa organizzazione. 

Ognuno dei presidenti porta un cartellino, in cui si evidenzia non tanto il cognome o la carica ricoperta, ma semplicemente il nome. Per cui qui siamo tutti principalmente “Fratelli e Sorelle” in Gesù. 

Il Pastore Paul Trementozzi, responsabile missioni AoG in Europa, ha accompagnato me ed il mio “compagno di avventure” Nicola Lanna, per una lunga visita in questa “cittadella”: Springfield è più di un quartier generale delle AoG. Ci sono università, biblioteche, centri di formazione, scuole, condomini residenziali, palestre, archivi, centri di produzione televisiva, stamperie e persino una banca. Tutto targato “Assemblies of God”. 

Alessandro Iovino con Nicola Lanna in visita al quartier generale delle Assemblies of God a Sprigfield (Missouri, USA)

Al termine di una lunga giornata, ho incontrato l’attuale presidente del “World Assemblies of God Fellowship”, il Dr. George O. Wood. Un uomo che ha segnato la storia delle AoG negli USA, e non solo. Massima autorità di questa comunione di chiese, dopo aver lasciato l’incarico di Sovrintendete Generale delle AoG USA, sarà fino a marzo 2020 presidente delle WAOGF. 

Il suo ministero ha ispirato e segnato la vita di molti pastori, anche in Italia. Ha ministrato per molti anni nel nostro paese, come ospite nei raduni pastorali e nazionali. I suoi libri, pubblicati da ADI Media, hanno formato intere generazioni di credenti italiani. Nel sito ADI-Media (http://www.adimedia.it/digital/prodotto/raccolta-di-sermoni-e-studi-di-george-wood-10-dvd/) una raccolta audio di studi biblici e sermoni del Dr. Wood, di un raduno pastorale del lontano 1996, viene così descritta: 

Le predicazioni di George Wood sono profonde e spirituali. Non mancano innumerevoli esempi presi dalla propria vita e dalle esperienze nel campo missionario. Ci mettono davanti allo specchio e ci incoraggiano a mettere in pratica la nostra fede, tenendo rivolto il nostro sguardo a Colui che ci dà la ricompensa.

Nato in Cina, da una coppia di missionari, sua madre fu una delle prime missionarie donne riconosciute delle “Assemblee di Dio” negli USA. L’esperienza missionaria in Cina della sua famiglia ha fortemente segnato il suo percorso di fede.  

La storia, la vita, il ministero di quest’uomo hanno ancora oggi un grande impatto. Ama molto l’Italia, ed in questa conversazione non abbiamo mancato di parlare di alcune questioni che riguardano l’opera delle “Assemblee di Dio in Italia”. 

Presidente Wood, a poco più di 100 anni dalla sua nascita, oggi che ruolo ha il movimento pentecostale nel mondo ? Parafrasando le parole del profeta Geremia, può considerarsi, quella pentecostale, “la pioggia dell’ultima stagione”? 

Il movimento pentecostale è come un arco che continua a crescere e contribuisce alla diffusione della fede cristiana in tutto il mondo ancora oggi. Alcuni calcoli statistici ci dicono che in tutto il globo esistono più di 500 milioni di fedeli.. Probabilmente, tutti i vari flussi del movimento pentecostale che si sono sviluppati in questo secolo, hanno come base comune un senso di “rinascita”. Ci sono poi le varie sfaccettature del movimento: abbiamo il pentecostale mainstream  – termine inglese usato come aggettivo in vari campi delle arti e della cultura per indicare una corrente che, in un particolare ambito culturale, è considerata più tradizionale e “convenzionale” N.d.R. – con cui intendo identificare i movimenti che si rispecchiano nel pentecostalismo classico, prevalentemente “Assemblee di Dio”; ed i neo pentecostali, che aderiscono ad una nuova forma di pentecostalismo, diremo di “nuova generazione”. 

Tutti questi flussi, come accennavo prima, sono uniti da un comune fondamento teologico: la ricerca della pienezza dello Spirito Santo.  Possono porre enfasi su alcuni punti dottrinali piuttosto che su altri e possono arrivare a pianificare ed attuare diverse strategie missionarie, ma ricercano entrambe la potenza dello Spirito Santo.  Quindi in tutti questi movimenti carismatici pentecostali c’è una grande diversità su non poche questioni. Le differenze tra le realtà pentecostali nel mondo sono soprattutto relative al governo di sé stessi.

Ci sono diversi modi di concepire e sviluppare il proprio processo di santificazione o di come affrontare la vita nel tempo della “crisologia” (termine usato per indentificare la vita al tempo della crisi N.d.R). In queste che possono essere delle sfumature rimangono i fondamenti scritturali: la salvezza in Cristo Gesù, la centralità di Cristo ed il battesimo nello Spirito Santo attraverso il parlare in altre lingue. Non so se il Movimento pentecostale sia la pioggia dell’ultima stagione. So che questo fuoco continua a diffondersi e non si arresterà. In questo, è emblematico il caso di Empower21, dove diverse sensibilità spirituali sono in connessione per diffondere la potenza dello Spirito Santo in tutto il mondo …

Ci spieghi meglio: di che movimento si tratta?

Sono co-presidente di Empower21 insieme al Dr. Billy Wilson, che fa il grosso del lavoro. Mi limito semplicemente ad aiutarlo. Empower21 in realtà riunisce tutto il mondo carismatico-pentecostale, quindi non è un movimento di contenimento ma di espansione. Come per le “Assemblee di Dio”, abbiamo i 16 fondamenti delle Verità Bibliche, ma il focus di Empower21 è più sullo spirito che ci unisce, favorendo la reciproca tolleranza e rispetto delle diversità.  Il nostro obiettivo rimane l’evangelizzazione del mondo. La mission principale per i prossimi anni è legata ad una sfida per il 2033: a duemila anni esatti dalla resurrezione di Cristo,  ogni persona sul pianeta avrà avuto l’occasione di un incontro autentico con Gesù attraverso il potere dello Spirito Santo. Ciò non significa ovviamente che tutti saranno salvati. Ma che tutti avranno udito il messaggio di Cristo… 

Dr. Wood, lei è anche presidente della comunione mondiale delle Chiese “Assemblee di Dio”. Su quali principi si basa questa unione e com’è possibile preservare questa unità nella diversità in tutte le nazioni in cui sono presente chiese delle AoG? 

E’ necessario fare un passo indietro, di qualche anno. Il Dr. Philip Hogan, all’epoca direttore del dipartimento missioni delle AoG USA, convocò qui a Springfield un raduno, “Decade of Harvest”, nell’agosto del 1989. L’evento era promosso dalle “Assemblee di Dio” USA. L’iniziativa aveva lo scopo di incoraggiare le chiese americane durante il decennio che precedeva l’anno 2000. Ma in quel convegno si ampliò il raggio d’azione, che venne esteso a tutto il mondo. Per questo vennero invitati molti leader mondiali. Lo scopo del Dr. Hogan fu quello di riunire il corpo di Cristo in vista dell’anno 2000. Per questo motivo si pensò che una comunione mondiale di Chiese nell’aerea pentecostale delle “Assemblee di Dio” avrebbe favorito questo percorso. 

In questo storico incontro, il pastore Yonggi Cho –  Yoido Full Gospel Church, Seoul, Corea del Sud – fu uno dei primi a prendere la parola, proponendo di formare una rete mondiale di queste chiese.  Per questo fu redatto un documento, una dichiarazione congiunta di tutti i leader nazionali, che si impegnavano a lavorare insieme per l’evangelizzazione mondiale. 

Il focus missionario delle “Assemblee di Dio” degli Stati Uniti è sempre stato quello di andare in un paese per fondare una chiesa nazionale che si autogoverna, che sia autosufficiente ed indipendente. Abbiamo una dottrina comune, una stessa chiamata, una comune visione. Ma ogni chiesa è indipendente. Non penseremo mai, per esempio, di rivolgerci alle “Assemblee di Dio in Italia” per dire di fare o non fare qualcosa.  Abbiamo a cuore lo spirto della fratellanza, della comunione. Ma siamo insieme riuniti a livello mondiale in varie commissioni, come quella per la difesa della libertà religiosa.

Abbiamo dei dipartimenti per le missioni. Ci interessiamo della pianificazione ecclesiale, della rivitalizzazione della chiesa. Interveniamo per i bisogni dell’opera con diverse agenzie. Una volta ogni tre anni abbiamo un congresso mondiale. Il prossimo, davvero imminente, sarà a Madrid, dove speriamo arriveranno molti leader. Nel 2017 si tenne a Singapore, nel 2014 negli Stati Uniti. Inoltre promuoviamo l’unità, l’evangelizzazione ed il rafforzamento della chiesa nazionale. Quello che sta succedendo in Africa è incredibile. Il Presidente dell’opera nazionale della Tanzania ha dato vita, con oltre 3mila pastori, ad un grande risveglio. Quando ci riuniamo, vediamo che molti altri leader africani possono confrontarsi con lui e s’incoraggiano a vicenda. Questo è lo scopo della nostra opera. 

Presidente Wood, quanto è importante la collaborazione anche con altri ministeri e denominazioni evangeliche ? Crede che questa comunione sia possibile? Mi interessa anche la sua esperienza pastorale e ministeriale in questo senso …

Penso che sia particolarmente importante per la stessa testimonianza che diamo alla società. Non dobbiamo dare l’impressione che siamo predisposti allo scisma. Non è d’aiuto alla testimonianza della chiesa quando i credenti si criticano a vicenda. Abbiamo il dovere di lottare il più possibile per l’unità dello Spirito e per promuovere un legame di pace come fece l’apostolo Paolo. Infatti come si usa dire: “… è molto più facile demolire un edificio piuttosto che ricostruirlo”. Per distruggere un edificio, tutto ciò che serve, è una macchina da demolizione e alcuni bulldozer: così puoi abbattere qualsiasi struttura abbastanza rapidamente.

Ci vuole molto più tempo per ricostruirlo, invece, e quindi preferirei costruire dei ponti, dove chiaramente è possibile.  Non posso creare dei ponti, o meglio delle collaborazioni, con persone che negano la fede affermando: “… sono cristiano, ma sostengo il matrimonio omosessuale”. In questo senso non posso costruire ponti perché hanno violato l’insegnamento fondamentale delle Scritture, ed hanno una visione della santificazione, dell’escatologia e della santità totalmente opposta, e non sarà possibile costruire dei ponti per collaborare. 

Ricordo alcuni anni fa ebbi una particolare esperienza in una scuola biblica, frequentata da molti giovani legalisti, eppure ho notato che quando uscivano la sera, tutti bevevano una birra. Si sa che in America, i credenti non bevono alcolici. Questi giovani erano molto critici su qualunque cosa facessero gli altri.  Queste sono differenze comportamentali, legate agli usi ed i costumi di ogni singola realtà. Feci l’esempio a questi giovani di Atti 15. Dove è scritto di non mangiare carne di animali strangolati.

Cosa vogliamo fare? Dividere la chiesa in due: quelli che mangiano carne di pollo strangolato da un lato e dall’altro quelli del pollo non strangolato? Cosa significa tutto questo? Quale testimonianza renderemo al mondo? Dobbiamo rispettarci. A vicenda. La birra non ha mai taccato le mie labbra. Quei studenti pensavano che fossi ridicolo, perché non ho mai bevuto la birra. Loro erano ipercritici su tutto ciò che facevano o non facevano gli altri, ma senza mai fare autocritica. Questa non è maturità. Queste dispute dividono la chiesa nel momento in cui delle preferenze personali prevalgono sulla dottrina. Non ci può essere dialogo con chi pensa che il proprio modo di fare, sia l’unico possibile. 

Adesso, a tal proposito, vorrei affrontare tre questioni cruciali e parlare non al presidente, ma al pastore Wood. Guardando all’Italia, una delle questioni che oggi divide molti credenti, è il ruolo della musica nella chiesa. In poche parole, diciamo che c’è un certo numero di giovani credenti delle “Assemblee di Dio in Italia”, come in altre denominazioni, che adorano Dio anche attraverso altri generei musicali, diversi da quelli che hanno dominato nelle chiese durante il Novecento, come per esempio il rap o altro ancora. E’ questo accettabile?

Voglio essere molto chiaro, prima di rispondere a questa domanda. La mia preferenza è per gli inni tradizionali. Gli inni cantati con solennità, e dal profondo contenuto teologico. Adoro l’organo, adoro il piano, non mi piacciono i tamburi, non mi piacciono le chitarre. Eppure parlo di me, non del movimento. Ho capito che se vogliamo raggiungere i giovani, dobbiamo essere flessibili. Vorrei fare solo questo esempio. Diversi anni fa, Dio mi parlò. Ero stato da poco eletto come sovrintendente generale negli USA , e mi ritrovai in una grande riunione. Erano presenti circa 15-20 mila persone ai servizi serali e mi trovavo in prima fila con mio nipote, allora di 16 anni.

Nel momento dell’adorazione, pensavo al mio modo di lodare Dio con la musica. Ad un certo punto la band iniziò a suonare. Dentro di me stavo criticando e dissi a me stesso: “…com’è possibile che tutto questo sia arrivato nel programma di questa serata!”. Non mi piaceva il suono. Non riuscivo a capire le parole. Ero lì seduto a sbuffare. Poi mio nipote, al mio fianco, con quella musica, alzava le mani a Dio. Ed ero felice di sentire dalle sue labbra, mentre quella musica andava avanti: “Gloria a Dio!”. Ebbi una grande lezione, Dio parlò alla mia vita. Non importa con quale genere di musica, ma ciò che conta è che i nostri figli e nipoti adorino Dio. 

Conosco molto bene la Cina, paese dove sono nato e dove ho trascorso molti anni della mia vita. Quando Mao Zedong morì, ci fu una dura lotta di successione, che vide poi salire al potere Deng Xiaoping. Questo politico fu un grande riformatore. Aprì le porte del cattolicesimo in Cina, tra l’altro. Fu accusato dalla nomenklatura comunista cinese di essere troppo aperto nei confronti del cattolicesimo. Deng Xiaoping fu famoso per una frase che divenne il simbolo della sua azione politica: “Non importa se il gatto è nero o bianco: finché catturerà i topi, sarà un buon gatto”. Questa teoria cambiò il corso della storia in Cina. E potrei parafrasare: “Non mi interessa se un gatto è bianco o nero … se in una chiesa la musica è forte o leggera, se lo strumento è un piano o la batteria, non mi interessa, dico: non mi interessa! Mi importerebbe se le parole diventassero teologicamente inappropriate, intendo dire se andassero davvero fuori dottrina! Ma per il resto, non importa se cambia la forma, importante è la sostanza!”. Spesso ho sentito dire da alcuni anziani: “ah… oggi non si cantano più le canzoni di un tempo !”. Molto bene. A tutti questi anziani credenti vorrei chiedere: “Preferisci avere i tuoi figli in chiesa o piuttosto cantare le canzoni che ti piacciono?”. Questo è il problema per me. Ma allo stesso tempo un pastore non deve fare molti cambiamenti. Non passerei da una domenica ad avere il piano e l’organo ad un’altra solo con canzoni contemporanee. Devi affrontare tutto gradualmente, mantenere l’unità dello Spirito. Bisognerebbe parlare come dei veri leader, e spiegando a tutti le cose come stanno. Bisogna parlarne in chiesa ed incoraggiarsi a vicenda. Alle persone più anziane, spesso poco inclini al cambiamento, bisogna dire: “Parlate con i vostri nipoti, dialogate con loro, siate disposti a cambiare!”. Stiamo avendo una grave perdita di giovani nelle chiese. Ma negli ultimi anni, il nostro movimento ha perso una strada diversa. Ciò che ha aiutato le “Assemblee di Dio” in America, è stata la flessibilità. Sono stato criticato per questo, ma non mi interessa. Molti giovani non hanno lasciato la chiesa. Questo è ciò che conta.  Prima dell’arrivo di alcuni missionari, in America, i Puritani cantavano solo i Salmi. Poi arrivò il grande compositore Isaac Watts, che introdusse molti inni, ispirati ai fatti della vita reale. Fu destinatario di molte invettive, le più feroci, quasi fu considerato l’anticristo. Eppure oggi in tutto il mondo, dall’America all’Italia, cantiamo in suoi inni. Ora sono tanti quelli che remano contro gli “Isaac Watts del nostro tempo”….

Grazie pastore Wood. L’altra grande questione è legata all’uso del velo. Si può parlare di dottrina? 

Sono in tanti quelli che si appellano al testo di Corinzi perché le donne indossino il velo. C’è poi un contro-argomento teologico a questo, e di fatto ci sono molte diversità. Quando ci si trova davanti ad una diversa interpretazione teologica, i credenti devono avere l’ispirazione per la Parola di Dio, essendo in grado di rispettarsi l’un con l’altro. Sapendo che ci vuole tempo per studiare, e per cambiare. Ad esempio: se un pastore ha una chiesa dove le donne indossano il velo,  e nel culto ci sono gli uomini seduti da una parte e le donne dall’altra, non proverei a cambiarla dall’oggi al domani. La rispetterei, è una tradizione di questa chiesa. Allo stesso tempo, probabilmente ricomincerei a ripeterlo con saggezza, inviterei a guardarsi intorno, a ciò che fanno anche gli altri. Ma soprattutto mi chiederei: “La questione del velo, può essere una dottrina paragonabile a quella della Trinità, dell’ispirazione divina delle Scritture? Quali argomentazioni abbiamo a riguardo?”.

Soprattutto: se questo non ci sta aiutando a portare persone al Signore, vuol dire che ne dobbiamo discutere. Ora in una cultura come l’Italia, la Polonia e la Romania c’è stata e c’è ancora oggi una forte influenza cattolica, per cui il velo è in uso nella chiesa cattolica come in quella evangelica. Penso che il velo sia più un fattore culturale che teologico, ma invito tutti a fare una riflessione: la chiesa globale ha ritenuto che questo non è un problema di vita o di morte per una comunità, ma questa rimane una scelta culturale. E come tale va considerata. 

Pastore Wood, la terza questione riguarda il Natale. Questo argomento, a differenza di altre parti del mondo, suscita non poche divisioni nella chiesa pentecostale italiana. Cosa ci può dire su questa festa?  

Diversi anni fa ero a Singapore nei primi giorni del mese di dicembre. Singapore non è un paese cristiano. Eppure sentivo suonare molto canti cristiani, solo perché era Natale. Questo è un fatto culturale, non si sostituisce alla Bibbia, mi sembra ovvio, ma questa cultura si è diffusa, anche nei paesi non cristiani, e questo non mi sembra un male. 

Sai, sono cresciuto in un contesto familiare in cui non abbiamo mai dato molta importanza alla figura di Santa Claus (Babbo Natale). Ci fu insegnato che era peccato. Voglio condividerti  una storia: in una delle nostre chiese in Texas, un pastore predicava, domenica dopo domenica, contro la figura di Babbo Natale. Affermava: “Lui non esiste! Non è il compleanno di Babbo Natale ma di Gesù!”. E continuava a martellare su questo argomento fino alla domenica che portava al Natale. Quel giorno, una donna che aveva ascoltato queste prediche, si alzò e profetizzò: “Così dice il Signore: lascia stare Babbo Natale, è un uomo buono e sta facendo un buon lavoro!”. E ci furono un bel po’ di risate…. 

Sai, quando lavoravo come pastore, abbiamo sempre avuto un servizio di culto per la notte di San Silvestro. In quel tempo si avvicinò alla nostra chiesa un uomo, un cattolico irlandese, che iniziò a frequentare con sempre più assiduità i nostro culti. Quest’uomo mi disse che amava la nostra chiesa e non voleva andare a messa la notte di Natale, ma stare nella nostra chiesa, per un culto. Io chiarii che in quella chiesa era abitudine fare il culto solo la notte di capodanno, ma non la vigilia. Ma quell’uomo fu così insistente e caparbio, che non potevo dirgli di no. Per questo facemmo un culto alla Viglia di Natale, e vi assicuro che fu uno dei momenti più benedetti della nostra chiesa. Mi sembra ovvio, non festeggiamo il Natale come festa religiosa. Sappiamo che non è nato il 25 dicembre il nostro Signore Gesù. Ma ho scoperto che Natale e Pasqua sono i due periodi migliori dell’anno per portare nuove persone in chiesa ed evangelizzare. Nell’epoca della secolarizzazione, in cui si parla sempre di meno della Bibbia, ci sono dei momenti dell’anno che sono stati “cristianizzati”, e questo non è certo un male o fonte di preoccupazione per la chiesa. 

Presidente Wood, lei ha conosciuto l’opera delle “Assemblee di Dio in Italia”. In particolare alcuni suoi leader, come il pastore Francesco Toppi, scomparso nel 2014, e il Pastore Felice A. Loria. Vorrei che ci potesse condividere un ricordo di questi servi di Dio, e se vuole anche incoraggiare il nuovo Presidente, il Pastore Gaetano Montante. 

Ho incontrato più volte il caro pastore Francesco Toppi. E’ stata una conoscenza ed una stima che è cresciuta pian piano. L’ho adorato, un caro conservo nell’opera di Dio. Era un leader molto deciso, capace di essere a volta molto autorevole ma anche molto amorevole. Ricordo la sua passione per il suo gatto: chi ha conosciuto davvero il pastore Toppi, deve per forza sapere che amava molto il suo gatto. Mi ha invitato sia ai raduni nazionali che a quelli pastorali. 

Ricordo che una volta portò me e mia moglie in giro pe Roma. Fu un ottimo cicerone: ci spiegò tutta la storia di questa incredibile città. Soprattutto ci ha raccontato l’incredibile storia dei pionieri pentecostali che patirono la persecuzione. E’ stato un ottimo leader, che si è conquistato la fiducia di molti e che ha portato al riconoscimento delle ADI nei confronti dello Stato Italiano. Credo che tutto questo lavoro sia stato ereditato e poi svolto con grande onore dal Presidente Loria, che ha avuto un ruolo non semplice, di gestire un passaggio generazionale. L’ha fatto con molto coraggio, da quello che so. E’ stato proprio il presidente Loria a promuovere il lavoro missionario negli altri paesi: ho accolto con gioia la notizia che le ADI hanno dei missionari in Africa ed altri paesi europei. Credo che un altro merito sia stato promuovere, con il tuo aiuto Alessandro, dei momenti con le autorità italiane per celebrare l’anniversario della fine della persecuzione in Italia quando nel 2015 venne in Italia il nostro caro fratello John David Ashcroft, già procuratore generale degli USA, per un convegno sulla persecuzione dei pentecostali al Senato della Repubblica Italiana. Credo che il suo lavoro meriti molto rispetto. Le ADI sono la più grande famiglia delle Assemblee di Dio in Europa. Vuol dire che c’è stata una buona leadership. Non conosco il nuovo Presidente, ma prego per lui e spero presto di conoscerlo. Teniamo molto all’opera in Italia, siamo certi che questo paese possa avere una leadership forte, con una visione coraggiosa. 

Infine, presidente Wood, cosa si aspetta dal congresso mondiale di Madrid che si terrà il prossimo marzo? 

Bene, mi piacerebbe vedere cosa sta facendo il Signore nelle vite dei tanti credenti che parteciperanno. Verranno pastori e leader da tutto il mondo. Verranno alcuni pastori che provengono da paese in cui esiste una piccola realtà delle “Assemblee di Dio”, e sarà per loro molto incoraggiante vedere tutto questo. Poi ci saranno molti paesi dove sta crescendo l’opera delle “Assemblee di Dio”: il Nepal, ad esempio,  ha avuto una crescita esplosiva così come le Filippine, la Tanzania, la Nigeria.

In questo convegno ci sarà un ospite speciale, potente, e che non dovrebbe mai mancare: lo Spirito Santo. Chiederemo allo Spirito Santo di soffiare con potenza, per motivare tanti giovani a servire Dio con passione. Sono davvero grato al lavoro incredibile che stanno compiendo le “Assemblee di Dio” in Spagna, il pastore Escobar con tutto il suo team: stanno facendo di tutto per mettere in campo un’eccellente organizzazione. Non ci resta che pregare tutti insieme per ricevere una profonda benedizione del Signore. 

Alessandro Iovino al termine dell’intervista con George O. Wood

Per approfondimenti:

Assemblies of God – United States of America: www.ag.org

Assemblee di Dio in Italia: www.assembleedidio.org/

World Assemblies of God Fellowship: https://worldagfellowship.org/

Enpower21: https://empowered21.com/

Cosa ne pensi di questo articolo?

Scritto da Alessandro Iovino

L’irrazionalità è ciò che fa male in storie come questa

Coronavirus: la crisi e la Cura