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Intervista a Giada Giunti

Giada Giunti mi racconta la sua disperazione e la lotta che sta conducendo come madre.

Giada Giunti, lavora come montatrice a Sky Tg24 e in una fredda sera di novembre sedute in una Feltrinelli di Roma, mi racconta la sua disperazione e la lotta che sta conducendo come madre.  Mostra certificati, perizie, decreti, foto del bambino. È instancabile, ti trascina nel suo raccontare, non si dà pace per quello che le è successo.                                                                                                                         La sua drammatica storia inizia quando decide di divorziare da suo marito, una storia che potrebbe essere quella di qualsiasi donna. La rabbia del suo ex marito si trasforma in minaccia: “Ti ammazzo, ti tolgo tutto, casa, soldi, soprattutto tuo figlio, ti rendo la vita un inferno!”. Da queste parole, dalla rabbia, dal risentimento, dal rancore di Enea Cioffi, parte l’incubo di Giada. 

Sì, perché in data 7 Aprile 2014, nonostante Cioffi fosse impossibilitato a vedere il minore da solo (decisione della Corte d’Appello in via giudiziale), denuncia la Giunti per abbandono di minore (art. 591 c.p. nel circolo sportivo Due Ponti, tra i più noti della Capitale) e dove entrambi sono soci dal 2011, (art. 388 del c.p. – e dichiara che la ex moglie gli avesse impedito di vedere suo figlio), nonostante non fosse chiaramente la Giunti a decidere gli incontri che il Cioffi doveva avere con il figlio. Durante gli anni precedenti, lo stesso, non aveva avuto grosso modo la necessità di vivere suo figlio nel 2010, mentre invece nel 2012 (denunciava ancora sua moglie poiché dichiarava che la stessa le impediva di vedere suo figlio) quando invece lo teneva più di quanto stabilito dalla Legge. Nel 2013 era il CTU nominata dalla Corte d’Appello a decidere gli incontri e dal 2014 poi gli vengono dati gli incontri protetti. Per quale motivo oggi è alla Giunti che vanno le accuse di aver impedito i rapporti tra padre e figlio? Per quale motivo oggi il bambino non è con la madre ma con il padre? Per quale motivo il bambino è stato trascinato via da una vita che amava? 

Giada, perché oggi tuo figlio non può stare con te? Dalle notizie che ci stai lasciando, si comprende quanto tu non ne sia che la parte lesa. 

Mi è stata sospesa la responsabilità genitoriale il 13 luglio del 2015, perché avrei sporto troppe denunce per maltrattamenti e stalking nei confronti del mio ex marito. Il P.M. della Procura di Roma, Pool antiviolenza di genere, ha inoltrato la sua richiesta di archiviazione al giudice minorile, ritenendo che le denunce sporte, in qualità di parte offesa, fossero di “pregiudizio per il figlio” (le denunce sono state presentate per difendere mio figlio) e così il Giudice mi ha sospeso la responsabilità genitoriale.

Mio figlio è stato allontanato dalla sottoscritta e collocato in una casa-famiglia, perché sono stata “diagnosticata” SIMBIOTICA, insomma troppo affettiva! Il 15 dicembre del 2016, su reiterata richiesta del mio ex marito, mio figlio Luca (nome di fantasia) è stato prelevato con la violenza da scuola da ben otto persone, di cui cinque agenti dell’anticrimine che lo hanno preso in due per le braccia, uno per le gambe e lo hanno trascinato lungo il corridoio della scuola. Da quel momento è stato sette mesi nella casa-famiglia. 

Che tipo di problemi hai avuto dopo questa sentenza?

In data 16 gennaio 2017 il mio ex marito, dopo aver ottenuto il collocamento in casa famiglia per il figlio (15 dicembre 2016), chiede il divorzio (ma non l’affidamento del figlio, era ben felice di averlo collocato in casa famiglia, come ha più volte dichiarato). Ma ancora una volta il 12 giugno 2017 MI DENUNCIA PER MALTRATTAMENTI SOSTENENDO CHE GLI IMPEDISSI DI INCONTRARE SUO FIGLIO CHE ERA GIÀ COLLOCATO IN CASA FAMIGLIA, per volere suo. 

Hai idea di quali problemi abbia subito? C’è da sfiorare la follia. È impensabile, innaturale tutto questo. 

Da quella data sono stati depositati numerosi atti, richieste di provvedimenti urgenti, 709 ter, inascoltati, circa tremila pagine e duecentosettanta documenti. Ho speso quasi centottanta mila euro in spese processuali e devo ancora darne circa ottanta. Ho un buon lavoro ma rischio di trovarmi da un giorno all’altro senza una casa. 

Si sono esposti diversi personaggi a favore di tuo figlio, il quale ci dici ha sempre manifestato la voglia di tornare dalla sua mamma. È stato lui stesso a spedire lettere, ad inviarti audio, messaggi e video. 

Si, il professor Alessandro Meluzzi scrisse questo subito dopo i sette mesi della Casa-famiglia:  

“Una vera e propria condizione di COSTRIZIONE essendo posto a domicilio presso la madre della Sig. Giunti in Massarosa. Da tutto ciò che evince dagli scritti, dalle narrazioni e dai materiali documentali attinenti al bambino stesso, il minore vive questa condizione come UNA TRAGICA ABLAZIONE DELL’INTIMITÀ E DELLA VICINANZA DELLA FIGURA MATERNA e una IMPOSIZIONE COSTRITTIVA INTOLLERABILE per i suoi vissuti e la sua sfera affettiva, emozionale, comportamentale e motivazionale. 

Considerata la complessità delle dinamiche familiari ritengo che tale situazione che configura a mio parere una vera e propria sindrome di “BAMBINO PRIGIONIERO” non tenga conto di quella necessaria, umana e tecnicamente corretta attitudine all’ascolto del minore rispetto alle volontà che lui esprime con inequivocabile lucidità, coerenza, chiarezza e logica motivazione. 

Sottolineo, peraltro, che non esiste nessuna vera motivata ragione, valutazione dopo valutazione, sempre realizzata a mio giudizio, in modo estremamente unidirezionale, schematico e superficiale, per giustificare tale allontanamento dalla madre che, a mio giudizio, si trova in condizione di alcuna patologia psichica ed esistenziale. Sottolineo peraltro che il minore sta invece GRAVEMENTE PATENDO L’ASSENZA DELLA FIGURA MATERNA rispetto alla quale non esisterebbe a mio giudizio alcuna reale controindicazione per una naturale ricollocamento presso la stessa. 

In conclusione, in scienza e coscienza e pro veritate ritengo che, senza necessariamente immediatamente modificare le condizioni dell’affido del minore da un punto di vista giuridico, il minore debba essere PRONTAMENTE RICOLLOCATO PRESSO LA MADRE PER EVITARE CHE SI REALIZZINO GRAVI DANNI PER LA PROGNOSI QUOAD VITAME E QUOAD VALETUDINEM DEL SUO SVILUPPO PSICHICO E DELLA SUA SALUTE FISICA E MENTALE. 

In mancanza di tale situazione rischiamo di prodursi gravissimo ulteriori danni alla salute e al bene del minore, totalmente immotivati da un esame equilibrato e oggettivo della situazione presente, della sua prognosi e della sua progettazione futura”. Lei comprende? Mio figlio ha scritto al Presidente Malagò, a Papa Francesco ed innumerevoli volte al giudice, ma non sono sicura siano mai arrivate a destinazione le lettere inviate al giudice. 

Suo marito ha ottenuto da luglio la collocazione di suo figlio presso di lui. Che effetto fa? 

Il mio ex marito è anche pericoloso, atteso che non rispetta il decreto della Corte d’Appello che ha stabilito una dieta priva di glutine, una esenzione per malattia celiaca, numerose certificazioni di celiachia/intolleranza al glutine e lo somministra a nostro figlio, anche solo per contaminazione. Mio figlio ha già avuto ben cinque attacchi di laringospasmo (soffocamento), curanti anche al pronto soccorso. In questi anni non è cresciuto e non sta bene, basta guardare le foto per rendersi conto dei danni devastanti su mio figlio. Durante il matrimonio mi ha più volte percosso e maltrattato, ha utilizzato violenza con percosse, atti di vessazione, disprezzo e mi ha minacciata anche con una pistola (il Cioffi ha sempre avuto armi e coltelli in casa e abitualmente si recava a sparare al Poligono di Tiro di Tivoli ed ha utilizzato sostanze stupefacenti (uno dei motivi della separazione). 

In data 9 maggio 2005 ha chiesto di nuovo il porto d’armi. La richiesta è stata rigettata per uso di sostanze stupefacenti. 

Così la nota: 

“non può dare accoglimento la richiesta in oggetto, per mancanza dei requisiti soggettivi, con particolare riferimento a quello della buona condotta” 

“è incorso in uno degli illeciti previsti dall’art. 75 D.P.R. del 9.10.1990 n. 309 “per aver detenuto per uso personale sostanze stupefacenti, CONVOCATO il trasgressore per i colloqui previsto dalla vigente normativa…”

Come vorrebbe concludere questa intervista Giada? Cosa vuol fare adesso? Ti sei legata fuori Montecitorio per ben due volte. 

Tutto. Tutto quello che sarà in mio potere. Mi batterò, non è ancora finita! Non lo è mai. Farò di tutto per riabbracciare e poter vivere la vita serena che vivevo con mio figlio! 

Ho bisogno di aiuto però, ho bisogno di persone che abbraccino questa storia. 

Vorrei lasciarvi con le parole di un tema di mio figlio, lo scrisse dopo che fu prelevato da scuola.

TEMA IN CLASSE, VOTO 10, SU “IL RISPETTO” 

15 febbraio 2017 

Nel dizionario italiano la parola “rispetto” significa astenersi da atti offensivi verso qualcuno. Secondo me è importante rispettare gli altri perché se tu non lo fai, loro non rispondere rispettano e così via. A me, invece, è successo tutto il contrario. Un giorno quando stavo a scuola mentre facevo merenda, la maestra Ester mi dice che c’erano delle persone che mi volevano parlare. Appena sono entrato nella stanza mi sono saltate agli occhi tre persone, di cui una poliziotta senza la sua divisa e due assistenti sociali, poi ho visto anche altre persone agli angoli. 

Io non sapevo niente: cosa mi dovevano dire, cosa mi dovevano fare… Appena mi sono seduto la poliziotta mi ha cominciato a dire che mi dovevano portare via senza che mia mamma lo sapesse. IO DICEVO DI NO, ma loro continuavano, MI SONO MESSO A PIANGERE PERCHÉ VOLEVO CHIAMARE MIA MAMMA E PERCHÉ NON VOLEVO ANDARE IN CASA FAMIGLIA. Dopo un’ora e mezza, mi sono sentito male perché avevo pianto troppo, ma continuavo a dire di no. Ad un certo punto quelle tre persone si sono avvicinate a me, MI HANNO PRESO CON LA FORZA CHE MI HANNO PORTATO IN MACCHINA, che era in giardino. Quando stavo in macchina, una persona mi dice che appena arrivavo in casa famiglia, mi avrebbero fatto chiamare mia mamma. 

Quando sono arrivato, ho dovuto aspettare un’ora, prima che mi facessero chiamare mamma. Appena l’ho chiamata e le ho raccontato il fatto lei è arrivata subito, ci ho parlato un pò e poi se ne è andata. SONO MOLTO TRISTE, ANCHE PERCHÉ TUTT’ORA CI STO E VEDO MIA MAMMA SOLO DUE VOLTE ALLA SETTIMANA. Secondo me, questa esperienza che ho vissuto, non deve insegnare niente a me, piuttosto a quelle tre persone che mi hanno preso con la forza e tutte le altre cose che mi hanno fatto… dovrebbero essere loro a capire qualcosa. Io penso di essere abbastanza rispettoso nei confronti degli altri perché ho capito come ci si sente a non essere rispettati.

MARILENA BRASSOTTI ZIELLO

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