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La lettera di Iovino a Maradona per CN24: “Diego, genio e … basta!”

Lettera di Alessandro Iovino, giornalista, storico e scrittore, oltre che tifoso del Napoli, a Diego Armando Maradona, attraverso CalcioNapoli24.it

Diego…ma come si fa?

Per quanto debole, provato e visibilmente compromesso fosse il tuo corpo in questi ultimi tempi, nessuno mai s’aspettava di doverti piangere, a pochi giorni dal tuo sessantesimo compleanno.
Eppure eccoci qui, ci tocca, in questo 2020 che non vediamo l’ora di lasciarci alle spalle.
E vorrei subito chiarire una cosa: smettiamola con la retorica. Non si addice a Diego, un personaggio così “scorretto”, oltre ogni schema.

Diego Armando Maradona è spesso identificato con questo binomio: “genio e sregolatezza”. Ma vorrei andare oltre questo stereotipo. Perché Diego è stato un genio, punto. Poi , dopo questo, è stato suo malgrado, molto altro. Ma la sua morte l’ha subito proiettato nell’olimpo delle leggende, per questo d’ora in poi, Diego rimane il più grande interprete e la migliore espressione mai esistita del mondo calcio. E questo rimane un fatto, al di là delle sue mille contraddizioni: dalla droga alle cattive compagnie, dalla depressione all’alcol, dall’amicizia con alcuni dittatori al doping. Sì, questi sono fatti, ma che non sminuiscono ciò che lui è stato: un genio.  

Genio e … basta!

Tutti i suoi fallimenti, le sue cadute ed i suoi demoni, appartengono alla sfera umana di quest’uomo sulla quale pure dobbiamo riflettere. Non vi è dubbio. Le beatificazioni e le esagerazioni che sfiorano nell’idolatria dell’uomo, un po’ m’infastidiscono. E non c’entrano con ciò che conta in questi giorni: celebrare le genialità calcistica di El Diego, il carismatico giocatore che ha trascinato l’Argentina alla vittoria della Coppa del Mondo, e il Napoli verso gli scudetti. E lo ha fatto “semplicemente” per ciò che è stato sul campo.

Con Maradona era sempre così: cosa mai viste, nel bene e nel male.Oggi il mondo piange il più grande sportivo di tutti i tempi.Napoli piange uno dei suoi figli: ne ha incarnato l’anima, grandiosa e tormentata.Per me, in tutta la sua debolezza, è stato un “mito umano”. Niente di divino, tanto di umano.Perciò così grande.Una vita drammatica, difficile, complessa ma un “figlio del secolo”.

La vicenda umana e calcistica di Diego Armando Maradona è destinata ad essere al centro dell’attenzione mediatica mondiale per i prossimi secoli. Maradona è considerato un mito vivente ed una figura leggendaria. Un calciatore che ha scritto pagine indimenticabili di prodezze e colpi fenomenali, che lo hanno consacrato nell’olimpo degli sportivi più amati, conosciuti e famosi di tutti i tempi.

Su di lui hanno scritto centinai di libri, articoli e saggi. Esiste anche una filmografia cospicua su questa leggenda del calcio. In particolare, il ritratto che è venuto fuori nel film “Maradona” di Emir Kusturica, è davvero un documento eccezionale. Un film che racconta Maradona, raccontato da lui stesso, riprendendo le scene di vita quotidiana di questo campione, della sua famiglia e delle sue inquietudini. Un film che come dichiarato dal regista si sviluppa nei tre posti chiave della sua vita: Buenos Aires, Cuba e Napoli. Sì, proprio Napoli, quella città che come nessuna gli ha riservato un calore senza precedenti, essendo il teatro che simbolicamente ha racchiuso tutto della sua vita: la gloria e la caduta, la vittoria e la sconfitta. Il “paradosso del genio”, insomma, che “infetta” ogni grande uomo.
Maradona, dunque, non è solo un fenomeno calcistico, ma anche un leader carismatico, un trascinatore di folle che si è accompagnato con i alcuni potenti della terra, molti discutibili, come Fidel Castro e Hugo Chavez. La gente, il suo popolo e tutti i suoi moltissimi fan in tutto il mondo, lo amano per quello che è: semplicemente ed unicamente “El Diego”.

Il legame di Maradona con Napoli è profondo. Fa parte della storia di questa città, del suo folklore, della sua genialità. Come accade spesso nella storia di Napoli, niente meglio di una canzone può descrivere lo stato d’animo dei napoletani. E questo testo, di cui riporto una parte, composto da Bruno Lanza e Emilio Campassi, più di venticinque anni fa, esprime a pieno quello che i napoletani provano per Maradona e quello che ha rappresentato per loro:

Maradona e ‘Meglio’ e Pele ‘
ci Hanno Fatto ‘o Mazz’ tant pe ‘ll ave’!
Maradona Facce sunna ‘,
nu scudetto puortancill ” a Parte ‘e cca’ …
Maradona ‘o ttene et’ ‘o dda’,
te scamazza te mbriaca e va a signa ‘
Maradona si ‘Napule gia’,
tu si ” a Chiave ‘e ll’acqua pe ce fa campa’.

Maradona, mo ‘ca STAI cca’,
levancillo ‘o scuorno’ a faccia uno sta citta ‘
Maradona, nun puo ‘sbaglia’,
tu pe nnuje si frat ‘, pate e si’ mamma ‘…
Maradona piensace tu,
Si mo ‘nun succere nun succere cchiu’ …
l’Argentina toja sta cca ‘,
nun putimme cchiu ‘aspetta’,
Finalmente ce putimmo vendica ‘…

In queste parole emerge la voglia di riscatto di una città che intravede nel genio del pallone, proveniente dall’Argentina, un’occasione unica per essere protagonisti del calcio mondiale. C’è tutta l’impazienza, in queste parole, di chi ha aspettato tanto ma ora vuole vincere. Ed ha vinto! 
Non è una semplice canzonetta da stadio, ma un grido sociale e politico che si rivolge al suo leader, il campione Diego Armando Maradona.

Un genio, nonstante tutto.

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