in ,

L’ufficiale e la spia di Polanski: una storia al presente?

L’ultimo film di Polanski è ancora nelle sale

L’ultimo film di Polanski è ancora nelle sale. J’accuse è il titolo originale; L’ufficiale e la spia nella nostra lingua. La trama, si sa, è legata alla storia dell’affaire Dreyfus. 

Ciò che rende questo film piacevolmente interessante è la narrazione svolta dal punto di vista del colonnello Georges Picquart.

Questi, una volta chiamato a sostituire il maggiore Sandherr nell’ufficio d’informazioni dello stato Maggiore, avvia delle scrupolose indagini che lo portano a scoprire l’infondatezza delle accuse rivolte ad Alfred Dreyfus. La storia si fa un’avvincente thriller, ricco di intrighi, tradimenti, segreti e scontri tra diverse forze di potere, che avrà la sua punta più alta nell’infame processo contro Dreyfus. Ispirato dal romanzo di Harris (L’ufficiale e la spia, Mondadori, 2019), Polanski è riuscito in un’impresa artistica e cinematografica di tutto rilievo, ma soprattutto si esce dalla sala con la voglia di saperne di più, con diversi quesiti e spunti di riflessione. 

La vicenda di Dreyfus, infatti, si capisce meglio se si tiene conto che proprio mentre quelle infauste vicende cominciavano (1894), da qualche anno (1886) circolavano le milleduecento pagine di La France Juive, Essai d’histoire contemporaine di Édouard A. Drumont. Un libro destinato ad un lungo successo, più volte ristampato (l’ultima ristampa è del 2012 ad opera di Alain Soral) e imitato in altri Paesi (C. de Wolski, La Russie juive; G. Meynié, L’Algérie juive, F. Trocase, L’Autriche juive; Doedalus, L’Angleterre juive), che stigmatizza nell’ebreo il traditore. Era dunque facile, e forse scontato, per la società francese ritenere che l’ebreo Dreyfus avesse tradito la Francia, come Giuda con il Cristo.

Paradigmatiche, all’indomani della condanna di Dreyfus, sono le parole di Maurice Barrés:- “Ad indurlo a tradire non è stato l’odio, né l’ambizione, né l’amore, né debiti di gioco. Qual è dunque il prezzo della sua infamia? […] Trenta denari” (Le motif de sa trahison, in “La Cocarde, 24 dicembre 1894).

Lo stesso Drumont, forse non pago della notorietà raggiunta, nel 1892, fondò il quotidiano La Libre Parole, vero e proprio organo di diffusione dell’antisemitismo. Proprio sulla stampa del tempo si registrano, talvolta aspri, dibattiti fra antidreyfusardi e dreyfusardi. È con questa vicenda che la stampa si candida a diventare il cosiddetto “quarto potere”. Emile Zola partecipò al dibattito non solo con il ben noto J’accuse, ma anche con altri articoli e con lui si schierarono molti altri. Fu senza dubbio però il suo contributo a dare il natale alla figura dell’intellettuale che si schiera e lotta per le sue idee. Sarebbe bello approfondire quel confronto, limitiamoci, però, a segnalare solo che tra i favorevoli al capitano vanno ricordati Claude Monet, Anatole France, Marcel Proust mentre contro Edgar Degas, Paul Cézanne, Paul Valéry. In Italia era perlopiù la stampa cattolica a sostenere la colpevolezza di Dreyfus. 

Altro interessantissimo spunto che offre questo film è considerare la posizione assunta tra gli ebrei in relazione al caso Dreyfus.

Tra i corrispondenti esteri che seguirono il caso bisogna segnalare Theodor Herzl, per il Neue Freie Presse, ebreo-ungherese, scrittore di lingua tedesca. Probabilmente, fu proprio quel senso di prevaricazione e di onore violato provato nel giorno in cui Dreyfus fu pubblicamente messo alla gogna che fece di lui l’autore de Lo stato ebraico (Vienna, 1896) e che presto divenne il manifesto del movimento sionista.

Sono ancora tanti gli spunti storici, ad esempio del nazionalismo sempre più aggressivo, oppure di come il fascismo incamera questi atteggiamenti antisemiti, ma trovo altrettanto interessante venire ad un tempo più prossimo.

Proprio una settimana prima (7 novembre 2019) che il film di Polanski fosse divulgato nelle sale cinematografiche (21 novembre 2019), il nostro Paese dava la scorta alla senatrice a vita Liliana Segre, che superfluo (?) ricordarlo è una sopravvissuta all’olocausto. Qualche giorno fa (11 dicembre 2019) il M5S ha candidato alla presidenza della commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche il senatore Elio Cannuti che, stando a quanto riferiscono quotidiani e l’osservatorio sull’antisemitismo, ha manifestato tendenze antisemite in più di un’occasione.

Mentre scrivo, leggo che il carnevale di Aalst è stato cancellato dalla lista UNESCO per le diverse maschere e caricature antisemite (13 dicembre 2019); a Beverly Hills la sinagoga locale ha subito un attacco vandalico (14 dicembre 2019); e come non ricordare le vecchie e nuove vicende legate Jeremy Corbin? Sono episodi lontani, ma utili a segnalare la diffusione dell’antisemitismo; se non bastasse, questo link ha alcuni dati numerici.

È inutile cercare di cambiare nome a questi fatti, si tratta di antisemitismo, forse, diverso dal caso Dreyfus nella forma, ma no nella sostanza. C’è da sperare in degli intellettuali alla stregua di Emile Zola! Attenzione, dunque, il monito sembra molto chiaro. [Liber, da Rovereto per Roma, 21/12/19]

Cosa ne pensi di questo articolo?

15 points
Upvote Downvote

Scritto da Liberato De Vita

Leopardi Befana Giacomo

Maria Cristina Puccio, la consulente di bellezza più quotata di Roma.