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Intervista a Raimondo Rossi

L’intervista di Beatrice Gigli

“My voice” è un progetto fotografico contro ogni tipo di discriminazione. Nasce dagli scatti di Raimondo Rossi, fotografo di fama internazionale. 

Da dove nasce l’idea di trasformare il progetto fotografico in una campagna contro la discriminazione?

Beh, direi che l’idea di essere sempre decisi contro ogni forma di discriminazione è un’idea che mi accompagna quotidianamente. Credo sia nata sin dall’infanzia, quando assistito a episodi di bullismo.  Alessio Musella, attento conoscitore di tante forme d’arte e della realtà italiana che conosco e seguo da tempo , avendo visto la collezione di ritratti che avevo chiamato “My Voice”, mi ha proposto di creare  una campagna vera e propria  finalizzata a sensibilizzare i media e l’opinione pubblica su questo tema, inutile dire che l’idea mi è piaciuta da subito 

Chi sono i soggetti che hai deciso di ritrarre e perché?

Gente comune, gente vera, gente che non va nelle copertine delle riviste perché è una celebrity e per questo viene accettata, pur se sovrappeso. È la gente vera, di cui il mondo è pieno e da cui è tenuto vivo. Quelli dove il sovrappeso, per fare un esempio, è un difetto.

Come è vissuto in Italia il problema legato alla discriminazione rispetto agli Stai Uniti?

Credo che ci sia qualche anno di differenza tra l’Italia e gli Stati Uniti pur essendo il problema della discriminazione molto forte anche negli Stati Uniti. Lì però, almeno a Los Angeles che vivo di più, è evidente in classi dirigenziali, nei posti importanti, ma fra amici o nelle scuole, è spesso meno forte. In Italia anche alle scuole elementari la situazione può diventare pesante.

Nel mondo della moda esiste ancora discriminazione?

Certamente. Nel mondo della moda è forte come in tanti altri settori. Anzi, nel mondo della moda, spesso spietato, le campagne anti-discriminazione vengono fatte a scopi di business e di visibilità. Non certo per aiutare davvero per risolvere davvero il problema.

Una domanda ad Alessio Musella, Editore e art developer :

Cosa hai trovato nelle immagini di Raimondo Rossi che ti hanno spinto a proporre di realizzare questa campagna contro la discriminazione?

Conosco e seguo da tempo Ray, abbiamo avuto modo di collaborare su alcune iniziative, e da sempre il suo modo di porsi, fuori da schemi predefiniti, mi è piaciuto.

I suoi scatti, privi di post produzione e pregni di pathos, soprattutto quando parliamo di ritratti li ho trovati immediatamente forti, di impatto, e estremamente comunicativi.

Miscelando questi elementi , ho pensato che avremmo potuto lanciare un messaggio importante per sensibilizzare l’opinione pubblica, nei confronti di un termini di cui troppo spesso si abusa, per fare notizia, ma che continua rimanere un cancro nella società odierna: “la discriminazione”.

Beatrice Gigli

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