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La Fase Uno dell’accordo fra USA e Cina e l’Europa

Noi non facciamo la storia. Siamo fatti dalla storia.

Lunedì 20 gennaio i mercati negli Stati Uniti resteranno chiusi per il Martin Luther King Jr. Day. Cominciare con una sua citazione questo testo mi è sembrato necessario. Nelle nostre giornate, nelle cose di tutti i giorni è importante a volte fermarsi un attimo e riflettere su quale sia il nostro posto nel mondo e quale gli obiettivi da perseguire, le azioni da mettere in atto per dar valore a quei talenti che Dio ci ha donato. Farlo avendo anche di fronte a noi le storie di personaggi come Martin Luther King Jr. è di grande aiuto e stimolo.

Fatta questa breve premessa che magari suona più come auspicio per la vita di ciascuno di noi, proviamo adesso a fare il punto sulla settimana economico-finanziaria appena trascorsa. L’evento più rilevante, e sul quale mi soffermerò, è stato senz’altro la firma della “Fase uno” dell’accordo commerciale fra Stati Uniti d’America e Cina. Proviamo a capire in cosa consiste quest’accordo e a delineare, se così si può dire, il profilo del vincitore allo stato attuale delle negoziazioni. Di seguito quindi le principali questioni:

  • Made in USA: la Cina aumenterà gli acquisti di beni e servizi statunitensi per un ammontare complessivo di 200 miliardi di dollari nei prossimi due anni. Al momento non è però dato sapere su quali prodotti si orienterà questa maggiore domanda cinese. Alcuni ritengono possa essere l’aerospace il principale settore che negli USA beneficerà di questo accordo. Staremo a
    vedere. Sicuramente sappiamo che i servizi tecnologici, che includono le spese per i servizi relativi al cloud computing e all’uso della proprietà intellettuale, dovrebbero crescere di 37,9 miliardi di dollari e gli acquisti di energia di 52,4 miliardi di dollari.
  • Agricoltura: la Cina si impegna ad acquistare 32 miliardi di dollari di prodotti agricoli aggiuntivi dagli USA oltre a garantire un maggiore accesso al mercato per i prodotti lattiero-caseari statunitensi, pollame, manzo, pesce, riso e persino alimenti per animali domestici.
  • Segreto Industriale: la Fase Uno dell’accordo firmato il 15 gennaio concede la possibilità alle aziende statunitensi di convincere più facilmente le autorità ad avviare un’indagine penale in Cina qualora credano che sia stato violato il proprio segreto industriale.
  • Servizi Finanziari: attraverso l’accordo le banche, assicurazioni e le altre società che offrono servizi finanziari statunitensi possono espandersi nel mercato cinese con maggiore semplicità.
  • Controversie: prevista la creazione di un ufficio per la risoluzione delle controversie in corso fra gli uomini d’affari degli Stati Uniti e cinesi.
  • Dazi: restano su circa 370 miliardi di dollari di beni cinesi. Trump ha assicurato che la questione sarà oggetto di analisi nel corso delle prossime negoziazioni. Non saprei fino a che punto crederci dato che sono il vero strumento che garantisce potere contrattuale agli USA in questo momento. Da sottolineare però che prima dell’accordo, gli Stati Uniti avevano concordato di ridurre l’aliquota tariffaria al 7,5% dal 15% per gli addebiti imposti a circa 120 miliardi di dollari in prodotti cinesi.
  • Renminbi: la Cina si impegna a non svalutare la propria valuta o a effettuare interventi persistenti nel proprio mercato valutario. Si impegna, inoltre, a un programma di divulgazione periodica di dati relativi alle sue partecipazioni in valuta estera.

Sintetizzando: incremento delle vendite di prodotti statunitensi, maggior apertura alle imprese USA in Cina (e per quelle europee? Saremo svantaggiati noi quindi?), più protezione per il segreto industriale e la proprietà intellettuale made in USA. Restano ancora dazi su circa $370 miliardi di beni cinesi. Ha vinto Trump? Sicuramente in questo primo round, ma la strada è ancora lunga e nella prospettiva di lungo periodo per gli Stati Uniti la tattica adottata dal Presidente fatta di sanzioni e dazi da applicare in giro per il mondo non ripagherà come adesso e anzi danneggerà il contesto globale.
Domanda da porsi adesso e se ci sarà l’Europa sull’agenda di Trump come prossima controparte con cui stabilire i parametri di una nuova politica commerciale. Saremo anche noi soggetti alla politica della tensione con i dazi? Non possiamo dirlo adesso. L’unica cosa che possiamo fare è evitare di credere di essere al sicuro date le relazioni che da sempre sono ottime fra noi e gli americani.

Urge quindi essere pronti e uniti.

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Scritto da Vincenzo Lettieri

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