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Bassolino assolto, ancora. Ed ora?

La vicenda politica e umana di Antonio Bassolino tra assoluzioni e lezioni di stile

Non è una questione politica.
Non c’entra con il passato (e forse futuro) politico di Antonio Bassolino.
La recente notizia della sua diciannovesima assoluzione, ci da occasione di riflettere su una lezione di stile che quest’uomo – così cocciuto, testardo e con un carattere non semplice – ci ha propinato in questi anni.
Ha scalato le “sue” Dolomiti, il presidente.
Da solo, a suon di post in questi anni (nel celebrare il suo passato al fianco di Berlinguer o nel raccontare la “sua” Napoli) ha messo in campo una grande dose di pazienza.
E per chi lo conosce bene, sa che al suo fianco ha una donna forte, di un garbo davvero unico, che credo abbia rappresentato il vero punto di forza, ed il valore aggiunto, nella vita dell’ex ministro.

Da me intervistato nel 2012, Bassolino affermo’: “Non me l’ha ordinato il medico di candidarmi a sindaco e poi presidente della regione. E’ stata una mia scelta, e accetto tutto quello che ne consegue”.
Ecco, lo stile. Di quello volevo parlare.
In quel tempo era ancora nel pieno delle bufere giudiziarie, ed il partito lo aveva emarginato, avviando una processo in Campania di “debassolinizazzione”.
Io ero molto incuriosito dal quel personaggio che aveva dominato per vent’anni la scena politica napoletana e nazionale. Pur avendolo contrastato, da un punto di vista politico, ne apprezzai sempre di più lo stile con cui affrontava tutto questo calvario, attraverso anche molto autocritica.
Uno stile il suo da prima Repubblica.

Per quanto sia stato forse il solo di quella stagione a sottoporsi ad una gogna giudiziaria davvero violenta, l’ennesima assoluzione di questi giorni che ha visto protagonista l’ex sindaco ed ex governatore della Campania, sono una vittoria per la nostra terra e non solo per la storia personale di Bassolino.
E sopratutto ci fanno riflettere sullo stile con cui ha affrontato tutto questo l’ex governatore, un uomo per molti anni così potente ma poi alla fine così solo.

Perché al di là di responsabilità politiche (che lo stesso Antonio Bassolino non ha mai rinnegato) nella vicenda della gestione dell’emergenza rifiuti che colpì la nostra regione oltre 10 anni fa, la lenta macchina giudiziaria – velocissima però nel dare in pasto ai media presunti colpevoli – ha assolto anno dopo anno Bassolino da ogni accusa.

In questi giorni in tanti si sono spesi in lodi sperticate nei confronti di Bassolino. In primis il segretario del PD Zingaretti, che con un tweet ha voluto come di colpo cancellare tutti gli anni bui in cui l’ex sindaco di Napoli e’ stato abbandonato, dipinto come un soggetto pericoloso, da mettere in un angolo e da dimenticare. Sembrava destinato all’oblio.
Sembrava , appunto.
Perché don Antonio ha resistito.
Ed ora?

In questi anni ho conosciuto monto bene Antonio Bassolino. Lui e’ figlio di un’antica scuola politica, che si fonda sul rispetta delle istituzioni, e che per il partito, o meglio per le idee, patisce e subisce. In silenzio.

Non è inappropriato se paragono la storia di Bassolino a quella di Andreotti. Due parrocchie politiche diverse, due periodi e capi d’accusa differenti, ma che al di là degli esiti processuali, hanno palesato una simil attitudine: lo stile pacato e fiducioso nei confronti della magistratura, nonostante tutto.
Senza mai gridare al complotto, senza mai avere reazioni scomposte.

Ora, con serenità, analisti e storici potranno finalmente approcciarsi ad una lettura più obiettiva della lunga stagione politica che l’ha visto protagonista. Si può finalmente avviare un dibattito ed un’analisi sulle vicende che hanno visto protagonista Antonio Bassolino tra gli anni Novanta e Duemila.

Una lettura ancora più necessaria visto che Antonio Polito in un fondo sul Corriere del Mezzogiorno, ha invocato la discesa in campo di un Joe Biden nostrano per Palazzo San Giacomo.
E Don Antonio e’ ritornato in pista, alla grande …

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