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Contagi, clima e FOMC

L’autunno, con le sue temperature e i suoi livelli di umidità, sta innescando una rapida e preoccupante crescita dei contagi da Covid-19. In Cina, ormai, l’andamento viaggia ai massimi da circa tre mesi. In Europa si prendono le contromisure: l’Austria, ad esempio, ha imposto il lockdown a chiunque non sia ancora immunizzato. Si possiede l’arma dei vaccini ma qualcuno, a causa di qualcun altro, preferisce non servirsene giudicandola più pericolosa del virus o, in certi altri casi, totalmente inefficace o, in altri ancora sfiorando il complottismo, strumento di arricchimento di pochi (case farmaceutiche) a danno di molti.

La mia esperienza di questi giorni racconta di una sfida ancora lontana dall’essere vinta sostanzialmente per una ragione: la scelleratezza, quella di chi non si vaccina perché così gli dice il cervello, e quella di chi al manifestarsi di qualche sintomo (certo, siamo nella stagione delle influenze, però…) che diventa sempre più evidente, per varie ragioni (soprattutto se ci riferiamo al lavoro) non si prende un attimo per un tampone e preferisce andare avanti nascondendo il proprio stato di salute.

Dispiace constatare come, a distanza di quasi due anni e nonostante i notevoli passi in avanti come nel caso del vaccino, non sia stata ancora messa a punto una macchina organizzativa (nel mondo eh, non solo in Italia), in grado di monitorare come si deve e in modo chirurgico supportare chi davvero non può restare isolato per lavoro o perché assiste un caro o altro ancora. Non è, in quest’ultimo caso, chiedere l’ennesimo aiuto. Anzi. Basterebbe eliminarne qualcuno di troppo per utilizzarlo in questi specifici casi. Efficienza ed efficacia.

In una splendida intervista rilasciata al settimanale 7 del Corriere della Sera, Ken Follet definisce quello che dovrebbe essere il profilo per un romanzo di successo: devono esserci una trama e dei personaggi che poi, con la loro azione, ne cambiano il corso. È evidente che per la lotta al cambiamento climatico al momento non ci troviamo di fronte ad una storia che si concluderà con un successo, almeno con quelle che sono le azioni attuali e potenziali. La situazione non è certamente facile. Le decisioni, non senza pesantissime ricadute sul presente, sono complicate da prendere e da condividere. Come si fa a dire ad un Paese che sta crescendo “fermati perché inquini troppo”?. Per noi occidentali è un filino più semplice. Siamo ricchi. Cioè, abbiamo raggiunto obiettivi che altri Paesi stanno adesso raggiungendo in termini economici e sociali. Eppure, una decisione va presa perché rimandando il problema, poi, i guai possono cominciare un giorno qualunque per caso.

In settimana lo statement del FOMC (Federal Open Market Committee), come da attese, ha annunciato la riduzione del ritmo degli acquisti a cominciare da novembre: quindici billions al mese (dieci di treasury e cinque di mortgage). Il ritmo varierà al variare delle condizioni. L’inflazione preoccupa. Il rincaro dei prezzi è preoccupante così come in Europa. Tuttavia, la Fed la definisce elevata per effetto di fattori che in gran parte appaiono transitori e, quindi, transitoria anch’essa. Ciononostante, resta aperta l’ipotesi di alzare i tassi se la situazione lo richiedesse. I mercati hanno reagito bene.

Flash:

  • Alfonsino ha presentato la comunicazione di preammissione a Borsa Italiana;
  • La produzione industriale tedesca frena più del previsto a settembre (-1,1% vs +1%);
  • Brembo ha completato l’acquisizione di J.Juan per 73 milioni di euro.

Buona domenica e buon caffè!

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Scritto da Vincenzo Lettieri

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