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Il problema non è il postino ma Draghi

Ci risiamo. La bufera è qui, ci siamo dentro a tutta forza. Probabilmente non ancora pienamente consapevoli sul dove ci stia trascinando. Forse siamo presi dalle buone notizie del rallentamento dei contagi, dall’allungamento delle giornate, dalla temperatura lievemente più sopportabile e dalla voglia sfrenata di tornare a vivere. Siamo distratti, molti lo sono. Tantissimi altri, invece, sono spaventati. PNRR, bonus 110% non bastano più, sono ormai sentiti lontani. Il PNRR, anzi, è più avvertito come minaccia che come punto di partenza per ricostruire il Paese dalla tragedia che l’ha colpito con il Covid. Ma diciamoci la verità: fino a dicembre 2021 questa tragedia sono stati in pochi ad averla vissuta a differenza di oggi dove prospettive e fine delle protezioni stanno innescando la vera catastrofe.

L’Istat ha certificato nelle scorse settimane, una crescita dell’Italia nel 2021 del 6,5% sul 2020. Crescita che, però, non basta per tornare al 2019, anzi. Rispetto all’anno pre-crisi siamo ancora sotto. Per quest’anno, secondo Bankitalia, l’Italia crescerà meno del previsto con un Pil al +3,8% anziché al +4,2%. Andrà meglio nel 2023: +2,2% anziché +1,6%. Ma si tratta di previsioni, quindi di sciocchezze.

A pesare sono soprattutto l’imbuto nelle catene degli approvvigionamenti, l’inflazione con i prezzi energetici alle stelle, le tensioni geopolitiche.

“Omicron peserà sul primo trimestre di quest’anno, ma i suoi effetti svaniranno dal secondo trimestre. L’inflazione rimarrà invece elevata nel breve periodo – al 3,9% nelle economie avanzate e al 5,5% in quelle emergenti – ma sul medio termine rallenterà.” Così il Fondo Monetario Internazionale.

L’aumento dei tassi per sconfiggere la fiammata inflativa rischia di compromettere la ripresa in atto, seppur ammaccata. E di alzare il costo del debito post-pandemico che è a livelli record e costituisce una minaccia per i mesi e anni a venire.

Alla luce di un’inflazione record la BCE cambia traiettoria. Fino a ieri Christine Lagarde aveva definito “altamente improbabile” un rialzo dei tassi di interesse nell’Eurozona entro il 2022. Ma alla luce di un’inflazione che ha raggiunto il 5,1% e rischia persino di aumentare nei prossimi mesi per raffreddarsi soltanto verso la fine dell’anno, la presidente della BCE non ha voluto più escludere un rincaro del costo del denaro nei prossimi mesi.

Il possibile conflitto tra Russia e Ucraina rischia poi di far aumentare ulteriormente ancora i prezzi dell’energia che sono già lievitati per varie ragioni, una su tutte l’aumento della domanda da parte della Cina.

Mentre in Francia Macron ha calmierato i prezzi, in Italia abbiamo Enel che ha annunciato maggiori ricavi in un anno per 23 miliardi. Distratti dall’elezione del Presidente della Repubblica, diventata un incubo per via delle pretese, giuste o sbagliate, del Presidente del Consiglio Draghi, ci troviamo in un Paese pieno zeppo di bonus che favoriscono in modo massiccio soltanto poche categorie, abbiamo la produzione industriale che è stimata in forte caduta a gennaio (-1,3%) dopo il -0,7% di dicembre. 

In Italia le aziende sono piene di ordini, potrebbero fare l’impossibile, ma l’energia e l’aumento delle commodities le sta danneggiando tantissimo.

Il Governo presieduto da Mario Draghi finora non ha dato alcuna indicazione su come affrontare la questione. Nessuna. E’ sconcertante. Dopo che sono ripartite le riscossioni con le cartelle esattoriali, le riforme sono al palo e il debito è altissimo. Certo, è garante di tutto nei confronti dei nostri creditori. Ma non basta se si vuol essere pienamente “nonno al servizio delle Istituzioni”.

Non siamo messi bene. Siamo messi malissimo. 

In Borsa esiste un’espressione crudele ma efficace. Si usa per indicare l’effimera ripresa di un titolo condannato nel lungo termine al declino: “il rimbalzo del gatto morto”.

Nel 2021 siamo cresciuti. C’è stato un rimbalzo ma attenzione. Speriamo che non sia quello di un gatto morto. E soprattutto, cerchiamo di non avvantaggiare, come Europa, ancora una volta l’Asia.

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Scritto da Vincenzo Lettieri

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