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Il mio ritorno in aula, la Norvegia e un possibile No Deal

Venerdì e sabato scorso, dopo un lungo stop per le ragioni note, ho finalmente ripreso le mie lezioni all’università come studente di un executive master. In tutti questi mesi non ci siamo fermati. Le lezioni sono andate avanti (online) e così anche gli esami.

Devo dire che quando ho messo piede in aula e ho visto sul mio posto, indicato per ragioni di distanziamento assieme a quello dei miei colleghi, una sacca piena di libri che la Direzione ci ha messo a disposizione, ho avuto una sensazione positiva che si è subito trasformata in una carica straordinaria per affrontare la giornata, nonostante venissimo, sia io che i colleghi, da due mesi davvero impegnativi.

Entrare in quel modo in aula mi ha confermato ulteriormente che nello studio, nel lavoro, nello sport, nella vita, è davvero fondamentale il contatto con l’altro, anche solo visivamente. Ti aiuta ad essere riflessivo, concentrato, dinamico, propositivo.

Dopo questa breve condivisione di quanto ho vissuto in prima persona nei giorni scorsi, partiamo, come di consueto, con il racconto dei principali avvenimenti economico-finanziari della giornata di ieri.

Negli Stati Uniti si è celebrata la festa dei lavoratori e pertanto non ci sono performance di borsa da commentare quest’oggi. In Europa, a differenza dell’Asia, il clima è stato positivo nonostante diversi accadimenti.

L’Ufficio di statistica tedesco Destatis, ad esempio, ha rilasciato il dato sulla produzione industriale della Germania che si è fermato ad un deludente +1,2% dopo il +9,3% di maggio. Il dato è deludente in quanto chiaramente al di sotto delle stime degli analisti delle settimane precedenti che si attendevano un +4,7%. Su base annua si evidenzia una contrazione del 10%, che si confronta con il -11,4% di giugno.

In Norvegia, per la prima volta dopo 25 anni, nel periodo che va da aprile a giugno dell’anno in corso, la spesa pubblica ha superato le entrate complessive del Governo provocando un deficit di 83 miliardi di corone (8,7 miliardi di euro) dovuto anzitutto al forte calo del gettito fiscale e del prezzo del petrolio – il principale prodotto di esportazione della Norvegia.

In Cina, invece, l’economia mostra dei segni di rallentamento nonostante gli ottimi ordini dall’estero che stanno facendo ben performare l’export del Paese. A preoccupare è, infatti, il calo delle importazioni, scese del 2,1%, testimonianza di una debolezza della domanda domestica. Il dato segue il -1,4% del mese precedente e si confronta con attese più ottimistiche, che preventivavano un aumento dello 0,1%.

Sul fronte Brexit si riprende a trattare. “L’UE ha fatto numerose proposte costruttive per sbloccare i negoziati”, ha affermato il portavoce della Commissione europea per la Brexit, Daniel Ferrie, aggiungendo “faremo tutto ciò che è in nostro potere per raggiungere un accordo, che deve essere in linea con gli interessi politici ed economici dell’Ue nel lungo termine”. Ma il tempo stringe, dal momento che l’accordo dovrà poi essere sottoposto all’Europarlamento ed al Consiglio europeo. Nel caso di uno scenario di No Deal – ha precisato il portavoce – Bruxelles è pronta a “condurre le sue relazioni commerciali con il Regno Unito in base ai termini del WTO a partire dal 1° gennaio 2021”, sul modello australiano.

Per tutta risposta il Premier Boris Johnson, in uno speech diramato alla vigilia della ripresa dei negoziati, ha avvertito che un’intesa dovrà essere raggiunta entro il 15 ottobre, altrimenti occorrerà “accettare entrambi il fatto che non ci sarà un trattato di libero scambio tra noi e andare avanti”.

Vedremo cosa accadrà.

Stamattina non ci sono flash interessanti da proporvi.

Buon caffè e buona giornata!

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Scritto da Vincenzo Lettieri

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