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Insegnate Adriano Olivetti nelle scuole

Oggi ricorre il centoventesimo anniversario della nascita di un grande uomo e industriale italiano: Adriano Olivetti. Da ragazzino, come tutti, conoscevo molto bene l’Olivetti. Alcuni dei suoi prodotti li vedevo nei negozi, negli uffici, nei supermercati. Oggi sicuramente è più complicato trovarne uno in giro. Purtroppo, però, non conoscevo affatto la storia della famiglia Olivetti, di Adriano Olivetti soprattutto. Nessuno me ne aveva mai parlato. Nemmeno la scuola. Ho conosciuto questa grandissima figura del nostro Paese nel 2014 durante il corso di Storia Economica all’Università. Il professor Giuseppe Berta strutturò metà del corso su Olivetti, Mattei e Valletta. Fu un corso fondamentale per la mia crescita personale. Senza forse, posso dire con certezza che è tra i tre corsi che mi hanno dato di più, che mi hanno ispirato di più.

Oggi difficilmente un ragazzo conosce Adriano Olivetti, il suo lavoro di Comunità, la sua visione, le sue battaglie. Andrebbe riscoperto e posto al centro del dibattito odierno. Olivetti è stato il nostro Bill Gates, Steve Jobs, Elon Musk. È stato colui che più di tutti ha investito nel mettere al centro la persona nel contesto lavorativo, la sua emancipazione, la necessità che stesse bene a lavoro e potesse coniugare tutti gli aspetti della sua vita.

Noi italiani siamo stati pionieri in tutto.

È un peccato che Olivetti non sia oggetto di dibattito oggi, di rivalutazione, di analisi anche per il post pandemia.

Mentre scrivo mi è venuto in mente di avere una sua biografia che avevo comprato proprio dopo il corso del prof. Berta. Riporto di seguito un po’ di passaggi che all’epoca avevo evidenziato (in ordine sparso):  “Tu puoi fare qualunque cosa tranne licenziare qualcuno per motivo dell’introduzione dei nuovi metodi perché la disoccupazione involontaria è il male più terribile che affligge la classe operaia”; “il gruppo dei dirigenti non può limitarsi alla gestione delle attività normali ma deve accumulare un potenziale di esperienze e di idee per anticipare le esigenze nuove”; “evita se possibile di fare un lavoro che potresti affidare ad altri, a meno che ti interessi per conoscere qualche dettaglio dell’organizzazione…fai frequenti rapporti scritti…non prendere nessuna decisione importante se non dopo aver interpellato tutte le persone che concernono la decisione stessa”; “ai dipendenti che motivano la richiesta, vengono concessi prestiti a un interesse inferiore a quello delle banche, che al massimo tocca il 4%”; “può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi fini semplicemente nell’indice dei profitti? O non vi è al di là del ritmo apparente, qualcosa di più affascinante, una trama ideale, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica?”; “a chi chiede, si deve dare, per principio. Se non finge? Se ha realmente bisogno?”.

Ecco, questa è giusto una parte. In effetti avevo sottolineato molto. Capita quando sei preso tanto.

Concentriamoci adesso sui principali accadimenti della settimana che si è appena conclusa.

Smartworking.

Oltre 1.200 dipendenti di HSBC (colosso britannico che impiega 226 mila lavoratori in tutto il mondo) potrebbero lavorare da casa in modo permanente anche dopo la pandemia, con contratti che prevedono dei bonus per le spese di elettricità e riscaldamento che le persone devono affrontare con l’home working.

Circa il 70% dei 1.800 dipendenti dei call center della banca con sede in Inghilterra, Galles e Scozia si è offerto volontario per non tornare mai in ufficio, ha detto Unite, uno dei più grandi sindacati del lavoro britannici, a Reuters. Un quarto del personale ha rifiutato l’offerta perché voleva lavorare in ufficio almeno una parte del tempo, mentre il 5% ha preferito tornare in ufficio in modo permanente.

Il sindacato ha detto che HSBC ha offerto al personale 300 sterline (circa 347 euro) all’anno per coprire le spese aggiuntive a casa.

Chiara Ferragni è entrata nel Cda di Tod’s e l’effetto sul titolo è stato rilevante: +135 milioni di capitalizzazione in un giorno. “La conoscenza di Chiara del mondo dei giovani sarà sicuramente preziosa. Inoltre, insieme, cercheremo di costruire progetti solidali e di sostegno per chi ha più bisogno, sensibilizzando e coinvolgendo sempre di più le nuove generazioni in operazioni di questo tipo” ha commentato Della Valle, mentre Ferragni ha dichiarato: “Ringrazio Diego Della Valle per la fiducia e il rispetto che ha nei miei confronti come donna e manager. Unirmi al gruppo Tod’s significa dare voce alla mia generazione con una delle eccellenze dell’Italia nel mondo”.

La cosa positiva è che dopo un po’ di tempo rivediamo Diego Della Valle di nuovo in forma mettendo a segno un colpo da vero leader.

“A novembre 2020 quasi un terzo delle imprese considerava a rischio la propria sopravvivenza, oltre il 60% prevedeva ricavi in diminuzione e solo una su cinque riteneva di non avere subito conseguenze o di aver tratto beneficio dalla crisi. Nonostante uno scenario in miglioramento, le prospettive di ripresa per il 2021 sono giudicate limitate: meno di una impresa su cinque prevede una normale prosecuzione dell’attività nella prima metà dell’anno. La crisi ha colpito soprattutto le imprese di piccola e piccolissima dimensione e si è manifestata prevalentemente attraverso un crollo della domanda interna e della liquidità”.

È quanto rileva l’Istat nel Rapporto sulla competitività dei settori produttivi che analizza anche gli effetti della crisi sanitaria sulle aziende.

“Con che coscienza un giovane salta la fila e si fa vaccinare?”. Questa la frase di Draghi sulla vergogna dei furbetti dei vaccini. Possiamo dire senza ombra di dubbio che non ne siamo usciti migliori, almeno come società nel suo complesso.

Chiudiamo con Warren Buffet che, con la sua Berkshire Hathaway, ha fatto “peggio” di Wall Street negli ultimi due anni. Nel 2019 l’S&P500 è salito del 28% a fronte del +11% della società di Buffet. Nel 2020 il confronto è ancora più duro: +16,3% contro +2,4%.

Buona domenica e buon caffè!

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Scritto da Vincenzo Lettieri

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