in ,

MONTELLA (Parlamento OSCE): “Serve coraggio per superare la crisi. Siamo in campo per supportare i parlamenti dei paesi membri”

In esclusiva su Real Inside Magazine l’intervista al segretario generale dell’Assemblea Parlamentare dell’OSCE

L’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) è stata creata agli inizi degli anni ’70 per favorire la sicurezza e la cooperazione nel continente europeo.
L’organizzazione internazionale ha anche una Assemblea Parlamentare e questa, oltre che un presidente, è rappresentata anche da un segretario generale, che si occupa della gestione delle strutture, gestisce le relazioni con organizzazioni internazionali ed anche non governative, supporta l’attività del presidente in carica e redige anche un rapporto annuale.

Un ruolo quindi molto delicato, oltre che prestigioso, quello ricoperto dall’italiano Roberto Montella. Esperto di questioni internazionali, ha accumulato una lunga esperienza nell’OSCE, arrivando quindi a ricoprire la carica di segretario generale della sua assemblea parlamentare.

L’abbiamo interpellato per questa intervista esclusiva rilasciata a Real Inside Magazine, per fare il punto della situazione sull’emergenza mondiale legata al Covid-19.

Segretario Montella, quali saranno le iniziative e le strategie che l’Assemblea dell’OSCE metterà in campo per fronteggiare questa nuova fase che ormai quasi tutti i paesi stanno affrontando ? 

Come Assemblea Parlamentare OSCE ci siamo attivati immediatamente per riadattare il nostro lavoro alle nuove circostanze, riconoscendo l’importanza di continuare il dibattito politico a livello internazionale e di mantenere intatta la centralità dell’Assemblea nel portare insieme parlamentari da 57 paesi che rappresentano piu di un miliardo di persone da Vancouver a Vladivostok. Questo e’ infatti, ora più che mai, un ruolo vitale, vista la necessità di risposte condivise per una sfida che non conosce confini. Di conseguenza, abbiamo lanciato un ciclo di incontri online per dibattere l’impatto della pandemia su determinate aree tematiche di priorità per l’OSCE, come i conflitti, l’economia, i diritti umani, ecc., e soprattutto il ruolo dei parlamenti per fronteggiarla. Raccoglieremo presto alcune conclusioni in un documento finale. Stiamo inoltre cercando di favorire lo scambio di informazioni e delle cosiddette migliori pratiche tra i nostri membri, oltre a mettere a disposizione la piattaforma OSCE come canale per aiuti. Ovviamente il fine ultimo e’ quello di favorire il coordinamento internazionale sulle risposte al COVID. Abbiamo anche rafforzato il nostro impegno mediatico, invitando i membri a pronunciarsi attraverso comunicati stampa, editoriali, podcast e quant’altro, con raccomandazioni e proposte.  

E’ possibile secondo lei che le tensioni sociali, che l’instabilità economica dei paesi coinvolti dalla crisi legata al Covid-19, possano degenerare in delle situazioni di pericolo che mettano in discussione la tenuta democratica e quindi anche la sicurezza dei cittadini europei ? 

Il rischio c’è, senza dubbio, e mi riferisco sia al livello internazionale che a quello domestico. A livello internazionale, la storia ci insegna che ogni crisi seria porta gli Stati a ritrarsi su politiche più nazionalistiche, facendo crollare la fiducia reciproca e minando la cooperazione internazionale laddove invece ne servirebbe di piu’. Basti pensare, solo per citare due esempi, ai rapporti USA-Cina o al dibattito sulla solidarietà tra i paesi dell’UE. Sta a noi – come comunità internazionale – evitare tutto ciò ricostruendo la fiducia tra i paesi e provando chiaramente, con i fatti, che la soluzione al problema passa necessariamente attraverso la cooperazione e misure condivise. A livello domestico, la recessione economica senza precedenti che si sta prospettando per molti paesi indubbiamente metterà a dura prova la coesione sociale, e ne stiamo già vedendo le prime avvisaglie. In questo caso, serve una classe politica responsabile, attenta ai bisogni di tutte le componenti sociali e che sappia bilanciare con estrema attenzione e cautela le necessarie misure restrittive e le altrettanto necessarie contromisure per la ripresa economica. 

Con la chiusura delle frontiere, la poca mobilità sociale e la crisi economica, quali potranno essere le vere occasioni di sviluppo e cooperazione tra le nazioni dell’Unione Europea ? 

L’Unione Europea si trova ad un punto critico: se riesce ad affrontare la crisi come una vera “Unione”, allora le chiusura delle frontiere, la poca mobilità e tutto il resto sono degli effetti temporanei che non dovrebbero ostacolare il regolare sviluppo e la cooperazione tra paesi Membri. Il problema giunge quando, come appena menzionato, lo spirito unitario viene perso e sostituito con accuse reciproche, nazionalismi e protezionismi. Il nocciolo della questione rimane la fiducia e la consapevolezza della necessità di misure condivise: questo e’ l’investimento che deve fare l’UE per vedere il suo grande progetto continuare. 

In Italia si e’ alimentata una feroce polemica politica riguardo il ruolo del Parlamento. In tempi di pandemia globale quale deve essere il ruolo dell’istituzione parlamentare nei sistemi democratici ? 

Il ruolo dei Parlamenti e’ di primaria importanza, e qui vorrei riferirmi anche ad una dichiarazione congiunta che abbiamo emanato assieme alle Assemblee Parlamentari partner del Consiglio d’Europa e della NATO proprio su questo tema, cosiccome ad un editoriale del nostro Presidente George Tsereteli. Il parlamento e’ il “guardiano” della democrazia e deve garantire che le misure esecutive emergenziali prese dai governi, cosa senz’altro legittima, siano giuste, eque e costituzionali, e che le limitazioni alle libertà fondamentali siano temporanee. Il Parlamento rappresenta i cittadini e le loro necessità, e deve assicurarsi che queste siano correttamente prese in considerazione. In generale, le tre principali funzioni parlamentari devono rimanere inalterate: 1) proporre legislazione; 2) esercitare controllo democratico sull’esecutivo: 3) rappresentare le diverse istanze sociali . Come Assemblea Parlamentare OSCE, il nostro ruolo e’ quello di amplificare queste tre funzioni a livello internazionale. 

Secondo lei in tempi di emergenza sanitaria nazionale ed internazionale, il primato della politica non deve mai essere messo in discussione ? Oppure va considerato maggiormente l’indirizzo che suggeriscono i tecnici e gli scienziati ? 

Mai. Ma e’ fondamentale sottolineare che i due ruoli non devono essere visti in contrapposizione: sono complementari e l’uno e’ necessario all’altro. Dobbiamo fidarci della scienza ma sta alla politica poi raccogliere le raccomandazioni tecniche ed inserirle nel quadro più ampio delle gestione della cosa pubblica. A tal fine però serve una politica con la P maiuscola, quella politica composta da uomini e donne “di stato” che non hanno paura di guardare al lungo periodo con lungimiranza e visione strategica. Gestire una pandemia, come qualsiasi altra crisi, sotto la pressione delle scadenze elettorali o delle lotte intestine tra partiti ostacola questa visione strategica. La politica e’ il più alto servizio ai cittadini, e non un esercizio fine a se stesso – può suonare banale a dirsi, ma e’ bene ricordarlo. Serve più coraggio: da qui il mio invito ai nostri parlamentari a fare uso dell’Assemblea OSCE per lanciare proposte ed iniziative ad ampio respiro, liberi dalle politiche di partito, guardando meno freneticamente al numero di “like” sui social media oppure modulando le proposte e le dichiarazioni alla stampa sulla base degli ultimi sondaggi. Questo atteggiamento non e’ ne’ salutare ne’ lungimirante.

Quale sarà nel prossimo futuro il ruolo delle organizzazioni internazionali ? Pensa che la pandemia globale abbia rafforzato o indebolito la fiducia dei cittadini in queste istituzioni sovranazionali ? 

Grazie per questa domanda, perche’ il futuro di organi sovranazionali e multilaterali mi sta molto a cuore. Sono infatti convinto che i problemi che la nostra umanita’ ha di fronte, siano essi la salute globale, il cambiamento climatico, la lotta al terrorismo o il movimento delle persone (migrazione per ragioni economiche o politiche a seguito di persecuzioni e guerre) sono problemi che possono essere affrontati solo con un approccio collaborativo e con la creazione di condizioni di fiducia reciproca e onesta cooperazione.  Sicuramente e’ un momento critico in cui le organizzazioni devono tirare fuori il loro valore aggiunto e metterlo a disposizione dei paesi membri. A volte però, e questo dipende dai poteri a loro conferiti, le organizzazioni internazionali hanno le mani legate e questo sfugge al grande pubblico. E’ facile, per esempio, accusare l’Unione Europea di immobilità, ma a volte i trattati istitutivi richiedono l’unanimità per determinate decisioni: non e’ impresa facile. Anche l’OSCE lavora secondo la regola del consenso e portare 57 paesi ad approvare una stessa decisione e’ una sfida non indifferente. Quello che serve e’ dunque fiducia: il ruolo delle organizzazioni e’ cruciale ma devono essere messe nelle condizioni di poter operare e di poter effettivamente svolgere il ruolo assegnatoli. Questa fiducia deve essere anche trasmessa ai cittadini, evitando di scaricare responsabilità e lanciare accuse, che alla resa dei conti, finiscono per peggiorare la situazione e limitare ancora di più il margine di manovra delle organizzazioni.  

Cosa ne pensi di questo articolo?

114 points
Upvote Downvote

Scritto da Alessandro Iovino

Il covid 19 è un acceleratore e il caffè va preso amaro

L’elettrico è più vivo che mai e in borsa si compra alla grande