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Politica e debito in Europa. Macroeconomia e trimestrali in USA.

Se nelle ultime settimane abbiamo assistito a un recupero clamoroso della performance dei principali indici riepilogati nella tabella in alto, a un ridimensionamento dell’indice della paura, il VIX, a un ritmo in discesa dei titoli di stato, nonostante i “segnali d’allarme” provenienti dalle materie prime, ieri parrebbe che i mercati abbiano deciso di ingranare la retromarcia evidenziando con vigore, semmai ce ne fosse stato bisogno, una forte volatilità, caratteristica base di periodi come questo.

Proviamo a capire quindi cos’è successo che ha causato un calo marcato delle borse europee e americane scansando in parte Cina e Giappone.

Quella di martedì è stata la giornata di stime su PIL e disoccupazione riguardanti anche l’Europa mentre ieri non ci sono state particolari novità su questo fronte. Pertanto è difficile attribuire la performance negativa alla macroeconomia seppur, come vedremo tra poco, qualche info nuova ce l’abbiamo. Ecco diciamo quindi che il tema è più politico. In attesa del prossimo Eurogruppo, infatti, la politica dei singoli Paesi non sta procedendo in modo da tranquillizzare i mercati che continuano ad essere tesi per i numeri su decessi e contagi. Se molti governi si affannano nell’individuare la data da cui ripartiranno attività produttive e scuole, gli investitori guardano anche ad altri aspetti come il tempo necessario ad erogare a imprese e famiglie quanto adottato nei provvedimenti e all’efficacia di questi ultimi. Sotto questo versante, infatti, parrebbe non esserci particolare entusiasmo.

Inoltre, ieri il Fondo monetario internazionale ha stimato che il deficit strutturale dell’Eurozona sarà pari al 7,5% del PIL nel 2020 (contro lo 0,7% dell’anno precedente) per poi scendere al 3,6% l’anno seguente. Queste stime dovrebbero portare il rapporto debito pubblico/PIL a salire nel 2020 al 97,4% (dall’84,1% fatto registrare nel 2019). Per quanto riguarda l’Italia, si stima un aumento del deficit strutturale all’8,3% del prodotto interno lordo nel 2020 per poi scendere al 3,5% l’anno seguente (nel 2019, era pari all’1,6%). Infine, sempre secondo il Fondo monetario internazionale, il debito pubblico del nostro Paese dovrebbe salire nel 2020 al 155,5% (dal 134,8% fatto registrare sia nel 2018 che nel 2019). Tra le economie avanzate, fa peggio solo il Giappone, come sempre, con il 251,9%.

Debito, debito, debito. Solo debito.

In Italia la fiammata dello spread pone la questione al governo in modo molto serio considerando quanto si sta discutendo con gli altri Paesi e soprattutto quanto occorrerà fare quando sarà poi il momento di ripartire.

Negli USA i principali indici hanno ceduto terreno dopo l’uscita di dati macroeconomici e di nuove trimestrali, tutti negativi. Ad esempio, le vendite al dettaglio a marzo hanno riportato un calo dell’8,7%. L’indice manifatturiero nell’area di New York ha toccato un minimo storico (-78,2 punti). E la produzione industriale (-5,4%) ha subito il maggiore calo su base mensile dal gennaio 1946. Male anche la fiducia dei costruttori, che ad aprile è scesa a 30 punti dai 72 punti di marzo.

Molto male poi le trimestrali delle grandi banche Usa: JPMorgan Chase, Wells Fargo, Bank of America e Citigroup hanno riportato un calo di oltre il 40% negli utili a causa degli accantonamenti che gli istituti stanno effettuando per proteggersi dalle perdite previste a causa della pandemia. Gli analisti si aspettano che gli utili complessivi relativi al primo trimestre dell’anno delle 500 aziende quotate sull’S&P calino del 10,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Prima di concludere, alcuni flash:

  • dal Rapporto dell’Istat sulle attività “sospese” e “attive” emerge, infatti, che il 55,7% dei lavoratori continua a recarsi in ufficio o in fabbrica. Dati che fotografano la situazione a fine marzo;
  • Donald Trump ha deciso di sospendere i finanziamenti all’Organizzazione Mondiale della Sanita’ che, secondo il Presidente Usa, ha “gestito male e insabbiato” la diffusione del coronavirus;
  • entro oggi l’INPS erogherà il 60% dei bonus da 600 euro.

Buona giornata e buon caffè!

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Scritto da Vincenzo Lettieri

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