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Christian Day: Sì oppure No?

L’articolo tratto dal blog di Giancarlo Rinaldi

Tratto dal Blog di Giancarlo Rinaldi

Il giorno 25 gennaio 2020 a Roma si è svolto un raduno il cui fine era contestare il dilagare di una galoppante propaganda anticristiana, una secolarizzazione blasfema se non una vera e propria persecutio a chi è devoto di croci, crocifissi o bibbie. Io non c’ero ma ho avuto modo di visionare un profluvio di articoli, opinioni, filmati che dell’evento e dei partecipanti dicevano peste e corna. Conclusione: il focus dai contenuti specifici si è spostato nell’immancabile tormentone: Salvini sì, Salvini no. La pseudopolitica italiana è come un re Mida al contrario, che trasforma l’oro che tocca in metalli pesanti e non nobili. Il piccolo e provinciale mondo evangelico italiano è stato coinvolto. Nessun cenno, mi sembra, da parte delle chiese ‘storiche’. Loro la politica la fanno da tempo, tanto tempo e con cognizione di causa e arte. Tra gli ‘evangelici’ che scoprono ora di aver voglia di “politica politicante” una pioggia di stroncature che andavano da motivati distacchi dall’evento fino a invettive e ridicolizzazioni conto lo stesso. Il grande assente è la ‘memoria’ di cui si parla ma a senso unico. Sì, la ‘memoria’ di quanto è già avvenuto in merito nella lunga storia della chiesa.

Nei primi tre secoli abbondavano le invettive anticristiane; ne ricordo tre: 1. il famoso disegno blasfemo del Palatino che raffigura un Cristo in croce con la testa d’asino; 2. un personaggio con le orecchie d’asino fatto sfilare nell’arena di Cartagine con la scritta in petto “Il dio dei cristiani con la testa d’asino”; 3. Il mimo anticristiano, cioè rappresentazioni teatrali che prendevano in giro i ministri di culto o la pratica dei sacramenti. Di tutto ciò sono ritornato a interessarmi nel mio Pagani e cristiani, storia di un conflitto edito dalla Carocci di Roma nel 2018. Dunque la vicenda non è nuova. Aggiungiamo che anche allora vi furono persecuzioni anticristiane, ma molto molto inferiori per numero e crudeltà a quelle che avvengono oggi nel generale silenzio di chi qualcosa dovrebbe pur dirla non foss’altro per motivi connessi al ruolo istituzionale rivestito.

Come reagì allora la chiesa? Sviluppando una magnifica letteratura apologetica la quale aveva come scopo non solo l’esposizione dei costumi e delle dottrine dei cristiani ma anche la ferma richiesta alle autorità (siano stati imperatori oppure governatori locali). Anche quegli antichi credenti accusavano i lati inaccettabili del circostante mondo (pagano): si pronunciavano contro la dissolutezza sessuale, la crudeltà degli spettacoli; attendevano imminente il ritorno di Cristo, ricorrevano alla Bibbia per reperire una loro bussola valoriale e comportamentale, etc.

I più capaci tra i cristiani presero in mano alcuni scritti di autori pagani anticristiani (es.: Celso, Porfirio, Giuliano) e ne composero dettagliate confutazioni entrando nel merito.

Questi antichi credenti, scrittori o meno, erano – per così dire – più fortunati di noi moderni, e per più motivi: A) le persecuzioni delle autorità romane erano molto più moderate di quelle che nei tempi moderni hanno intrapreso regimi comunisti o islamici; B) le invettive dei pagani di allora, tranne i rumores del popolino, erano ispirate alla filosofia di Platone, erano colte e talvolta raffinate a differenza di quelle a cui assistiamo oggi che sono caratterizzate da volgarità e bolse scurrilità; C) l’anticristianesimo di età romana imperiale difendeva i valori tradizionali della cultura greco latina e gli assetti che questa aveva determinato, l’anticristianesimo attuale è prettamente distruttivo e caustico e non vuole difendere niente se non alcune scomposte libertà anarcoidi.

Mi sembra di poter rilevare che dal punto di vista dell’etica sessuale la rimonta anticristiana non miri alla rivendicazione di diritti di minoranze ed a un comprensivo status di parità, bensì all’imposizione di modelli comportamentali da ritenersi preferibili (pertanto superiori) a quelli conformi ai modelli palesemente scritturistici.

Quel che mi dà molto fastidio non è tanto la degenerazione del discorso in “Salvini sì, Salvini no” a cui si è pervenuti: oramai i limiti della nostrana politica non vanno oltre a ciò per la consistenza mentale di chi tale politica gestisce. No: mi ha dato fastidio il ridicolizzare quel popolo di Piazza dei SS. Apostoli da parte di giornalisti che preferirei definire ‘giornalai’ (con tutto il rispetto per questa benemerita categoria): hanno girato il coltello nella piaga provocando i più semplici e sprovveduti dei presenti a dar risposte poi ridicolizzandoli. Allora sì, avrei voluto star lì io ed essere intervistato: me lo sarei fatto svelto svelto “aglio e olio” l’intervistatore!

Non tollero che si prendano in giro persone semplici, colpevoli di non aver studiato o di scivolare sui congiuntivi. Nella mia vita di evangelico ne ho conosciuti moltissimi di credenti che non sapevano neanche leggere, che credevano nell’imminente ritorno di Gesù, che la coppia era fata da mammà e papà, che non si doveva bestemmiare, insomma “scherza coi fanti e lascia stare i santi”. Ricordo ancòra le loro mani logorate dal lavoro manuale, sfogliare la vecchia Diodati e cercarvi l’alimento spirituale e il codice per la vita. Da quella gente semplice io, che poi avrei insegnato all’università, ho imparato tanto e ancòra imparo.

Se alcuni di questi, specie se numerosi, vanno in piazza io preferisco ascoltare e cercare di comprendere. Il disprezzo, la condanna, la demonizzazione sono probabilmente le prove più eloquenti che la secolarizzazione davvero ha sostituito nelle nostre chiese l’amore fraterno con l’impegno politichese – italico, della peggior specie, se non con la umana superbia.

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