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Da una crisi non si esce uguali a prima: si esce o migliori o peggiori

Zone rosse un po’ ovunque. Il Comitato tecnico scientifico si dice preoccupato di fronte all’aumento quotidiano di contagi (ieri il dato era pari a 23.641 nuovi casi e 307 morti con un tasso di positività pari al 6,6% e con 2.571 pazienti in terapia intensiva). La battaglia intrapresa dai governi per i vaccini, le chiusure che hanno ammazzato le imprese e altre le ammazzeranno, l’impossibilità di fare altrimenti e l’incapacità di aspettare ancora perché la pazienza è finita. Vogliamo tornare alla vita, vogliamo tornare ai nostri progetti personali e professionali ma soprattutto vogliamo uscire da questo tunnel che tocca prima la salute e poi tutto il resto. Per questo è essenziale lavorare sui vaccini: produzione, distribuzione e somministrazione. Bisogna essere veloci e concreti perché il tempo è finito e dobbiamo preservare la speranza.

Stando ai dati disponibili, negli Stati Uniti al primo marzo risultano vaccinate circa 78 milioni di persone con almeno una prima dose. Di questi 78 milioni, 57 sono avvenuti sotto l’amministrazione Biden, quindi dal 21 gennaio al primo marzo. L’obiettivo del nuovo Presidente è quello di arrivare a 100 milioni di vaccinati entro i primi 100 giorni (un milione al giorno) di presidenza e stando ai calcoli si raggiungerà in anticipo perché al momento sono 1,4 milioni le persone che quotidianamente vengono vaccinate. Per maggio, infatti, gli States dovrebbero arrivare a 225 milioni di persone vaccinate. In Italia, invece, al 4 marzo risultano essere 4,9 milioni le somministrazioni e soltanto 1,535 milioni di persone sono state vaccinate completamente. Stando alla nuova strategia, nel nostro Paese ad aprile dovrebbero esserci circa 500 mila dosi somministrate al giorno e noi ce lo auguriamo.

Secondo l’Istat, nel 2020 il Pil italiano a prezzi di mercato è stato pari a 1.651 miliardi di euro correnti, ovvero -7,8% rispetto al 2019. Il dato cala a -8,9% se ragioniamo in termini reali. Il rapporto indebitamento netto sul Pil si è fermato al 9,5% mentre nel 2019 era pari all’1,6%. Questo giusto per dare contezza dell’effetto Covid. Il nostro debito pubblico è salito al 155,6% del Pil: +159,6 miliardi in un solo anno.

L’S&P Global Ratings calcola che nel biennio 2020-2021 i Governi di tutto il mondo aumenteranno di 10.900 miliardi di dollari i debiti pubblici per sostenere le economie in questo momento così drammatico. Quasi la metà di questo debito sarà prodotto negli Stati Uniti, soprattutto sul piano fiscale. Il Governo, infatti, sta “facendo di più” rispetto alla Fed.

Tornando all’Italia, i consumi stanno crollando in modo drammatico. La spesa delle famiglie residenti, infatti, si è contratta del 10,9% nel 2020 e rappresenta quasi il 60% del Pil del nostro Paese. L’incremento del costo della vita è pari a € 142 per una coppia con un figlio e di € 154 per una coppia con due figli.

Il manifatturiero cresce, i servizi calano.

In Europa, infatti, assistiamo alla crescita della manifattura più veloce negli ultimi tre anni. L’indice PMI del settore manifatturiero dell’Eurozona ha raggiunto 57,9 punti, in salita dal 54,8 di gennaio. I produttori di beni di investimento hanno riportato la crescita più alta e la migliore da gennaio 2018, seguiti dai produttori dei beni intermedi.

L’oro rallenta la sua corsa. È ai minimi da otto mesi quando sembrava invece destinato a brillare dopo i record della scorsa estate. Si immaginava potesse arrivare oltre i 2 mila dollari l’oncia ma nei fatti, ad oggi, è uno degli asset più deludenti del 2021 con un ribasso di quasi il 9% nei primi due mesi dell’anno in corso.

Per i prossimi quattro mesi l’Unione Europea può tirare un sospiro di sollievo rispetto ai dazi imposti dagli USA nella questione Airbus-Boeing e il Made in Italy ne beneficerà certamente.

Prima di concludere vorrei riportarvi due passaggi del primo discorso che il Papa ha tenuto in Iraq, vale a dire nella culla della nostra civiltà, nella terra di Abramo, lì dove nessun Papa era mai stato.

“(…) questa crisi è soprattutto un appello a ripensare i nostri stili di vita, il senso della nostra esistenza. Si tratta di uscire da questo tempo di prova migliori di come eravamo prima; di costruire il futuro più su quanto ci unisce che su quanto ci divide (…). Il saperci responsabili della fragilità degli altri dovrebbe ispirare ogni sforzo per creare concrete opportunità sia sul piano economico sia nell’ambito dell’educazione, come pure per la cura del creato, nostra casa comune. Dopo una crisi, non basta ricostruire, bisogna farlo bene: in modo che tutti possano avere una vita dignitosa. Da una crisi non si esce uguali a prima: si esce o migliori o peggiori.”

Buona domenica e buon caffè!

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Scritto da Vincenzo Lettieri

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