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Il debito e il futuro dell’Europa

Una relativa quiete ha caratterizzato i mercati europei ieri, nell’attesa che l’Eurogruppo torni ad incontrarsi questo pomeriggio alle ore 17 dopo la fumata nera di ieri.

Il Presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, ha scritto su Twitter: “Dopo 16 ore di discussione ci siamo avvicinati a un’intesa ma ancora non ci siamo. Ho sospeso l’Eurogruppo che riprenderà domani. Il mio obiettivo rimane quello di creare una forte rete di protezione contro le conseguenze del covid-19”. Gli ha fatto eco il Ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire: “Riprenderemo domani. Insieme al ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz lanciamo un appello a tutti i Paesi membri a essere all’altezza delle sfide eccezionali per ottenere una intesa ambiziosa”.

Al momento, tra i diversi Paesi, parrebbe esserci un “accordo” sui seguenti tre punti:

  • utilizzo di un MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) “light”, ovvero senza particolari condizionalità (la Germania in questo starebbe abbandonando l’Olanda a patto che i prestiti vengano impiegati dai Paesi esclusivamente su attività riconducibili al virus);
  • aiuti della Banca Europea degli Investimenti;
  • SURE, il nuovo fondo proposto dalla Commissione europea per aiutare i governi a finanziare la cassa integrazione.  

L’accordo manca su un quarto punto che sarebbe poi la “proposta italiana”, ovvero i coronabond. Tale proposta, come noto, è appoggiata dal blocco dei Paesi del Sud (tra cui la Francia) ma viene respinta invece dal fronte nordico.

In questo delicato momento, i coronabond rappresentano per Paesi come il nostro e la Spagna uno strumento importante in quanto va a risolvere il problema che si avrebbe con i prestiti del Meccanismo Europeo di Stabilità che potremmo sintetizzare in questo modo: passata l’emergenza sanitaria i Paesi che hanno chiesto un prestito dovranno impegnarsi a riportare i conti pubblici in equilibrio nel quadro della normale sorveglianza europea, con tutto quello che ovviamente comporterebbe per i cittadini. L’Olanda su questo punto sta costruendo e portando avanti, quasi da sola, la propria battaglia ritenendo che le euro obbligazioni “creerebbero più problemi che soluzioni per la Ue” per dirla con le parole del suo Ministro delle Finanze. La Francia, sotto questo punto di vista, sta facendo pressioni sull’Olanda per trovare un accordo in grado di portare l’Unione Europea a una soluzione unitaria. Avrebbe anche proposto una versione diversa dello strumento che prevede che ciascuno Stato sia responsabile del debito emesso proporzionalmente al peso dell’economia nazionale nel pil complessivo dell’area invece della garanzia in solido (congiunta) per cui ciascuno è responsabile del tutto e non solo del ‘proprio’. In tal caso gli Stati condividerebbero l’onere del tasso di interesse sul debito: per alcuni sarebbe inferiore a quanto sosterrebbero in una emissione di bond sovrani nazionali (è il caso dell’Italia) per altri sarebbe superiore.

Nel frattempo ieri, il Presidente del Consiglio Conte, in un’intervista a Bild Tv ha detto: “Tutti dobbiamo aiutarci reciprocamente, l’Italia, essendo un avamposto in questa battaglia sta maturando una grande esperienza. È una battaglia comune ed è importante che il fronte con il nemico sia unitario”. “Tutti i popoli della famiglia comune europea devono aiutarsi reciprocamente nel comune interesse. Pongo un quesito ai cittadini tedeschi: pensate veramente che la Germania possa procedere, possa avere dei vantaggi economici se gli altri Paesi attraverseranno una grave recessione che non può non riguardare anche la Germania? Se non sapremo costruire una reazione unitaria, forte, tempestiva, immediata la Germania non avrà buone performance in piano economico”. “L’Europa deve rispondere senza se e senza ma”. In caso contrario “ne soffriranno anche i cittadini tedeschi, non solo quelli italiani”. “Non dobbiamo arretrare rispetto a Cina e USA che mettono al momento a disposizione il 13% del loro Pil. Io chiedo un ammorbidimento delle regole di bilancio. Altrimenti dobbiamo fare senza l’Europa e ognuno fa per sé”.

Ripeto quanto detto da Conte: “Altrimenti dobbiamo fare senza l’Europa e ognuno fa per sé”.

Si alza la pressione morale. Si alza la posta. Dentro o fuori. Morte o futuro dell’Europa. Di fronte a queste grandi, gravi, solenni e importanti dichiarazioni da parte di un Presidente del Consiglio di uno dei Paesi fondatori dell’Unione, come ci si comporterà?

Le limitazioni di alcuni personaggi, di alcune istituzioni circa il presente e il futuro saranno vinte? Il discorso è grosso modo tutto lì. C’è chi in questo momento è fermo, immobile, scandalizzato da paura e numeri, immobile davanti al proprio foglio excel (a torto o ragione, qui nessuno dice che questo Paese ha torto mentre l’altro ha ragione, non abbiamo questa presunzione), capace di vedere il breve bene ma incapace di vedere altrettanto bene il futuro.

L’unica realtà è che ci sarà un bagno di sangue e che adesso si può stabilire quantità e qualità consapevoli che ci sarà una ripartenza che, con degli anni, riporterà le cose ad un punto migliore rispetto a quello attuale. È evidente che per farlo occorrono oggi azioni concrete. Si è tutti artefici della nostra storia in questo momento. Dipende tutto da come si lavorerà in queste settimane. Che si abbandoni la miopia a favore della visione, con lucidità e pragmatismo.

Torniamo a noi.

La Fed ha scritto nelle sue minute relative agli incontri dello scorso 2 e 15 marzo, durante i quali ha tagliato i tassi di interesse portandoli allo 0-0,25 dall’1,50-1,75%, che le preoccupazioni per l’epidemia di coronavirus hanno dominato gli sviluppi del mercato finanziario. Ha inoltre scritto di mantenere i tassi a quel livello fino a quando non svaniscono gli effetti della pandemia.

Il Dipartimento del Tesoro statunitense chiederà alla Casa Bianca un ulteriore impegno di 250 miliardi di dollari per garantire liquidità alle piccole imprese in difficoltà con la crisi in corso. Dunque altre risorse, mentre in UE si fanno ancora le riunioni.

Un passaggio sull’Italia prima di passare alle notizie flash.

Carlo Messina, numero uno di Intesa Sanpaolo, in un’intervista a La Repubblica, ha detto che gli imprenditori più forti dovrebbero fare la loro parte, rinunciando alle garanzie statali e ricapitalizzando le loro imprese. I 200 miliardi di garanzie offerti dallo Stato alle imprese dovrebbero servire per “pagare affitti, fornitori e preservare l’occupazione” e non per “rafforzare imprese che finora si sono mosse egregiamente sui mercati”.

Il Ministro Di Maio, in una lettera inviata alle associazioni di categoria ha scritto che la ripresa economica “passa necessariamente anche dal rilancio delle esportazioni e dal rafforzamento degli strumenti al servizio dell’internazionalizzazione economica e della promozione del ‘Made in Italy’ all’estero”. Per questa ragione, il Ministro punta ad un’accelerazione delle strategie definite dalla Cabina di regia per l’internazionalizzazione il 20 dicembre scorso e al rafforzamento di tutti gli strumenti già dispiegati dalla Farnesina a sostegno delle esportazioni, oltre all’attivazione nei prossimi giorni dei tavoli settoriali con il coinvolgimento di tutte le associazioni.

Flash:

  • la Commissione UE ha imposto dazi provvisori su bobine e fogli di acciaio inossidabile laminati a caldo provenienti da Cina, Indonesia e Taiwan. Le aliquote del dazio vanno dal 6% al 18,9%;
  • la Francia è pronta a ricapitalizzare, qualora servisse, Air France e Renault;
  • Trump ha detto che una volta riaperto il Paese ci sarà un boom per l’economia.

Buona giornata e buona tazzulella!

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Scritto da Vincenzo Lettieri

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