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Inizio settimana fiacco con le preoccupazioni che non vanno via

Inizio di settimana davvero fiacco in Europa e in Asia. Va un po’ meglio negli Stati Uniti anche se l’apertura non è stata poi così esaltante con gli investitori che valutano il possibile impatto sulle prospettive di ripresa dell’economia dell’aumento dei casi di coronavirus in alcuni Stati (tra cui la Florida, l’Arizona, il Texas e la Carolina del Sud) e nel mondo. Il consigliere sul commercio della Casa Bianca, Peter Navarro, ha detto che l’amministrazione sta approntando piani per non farsi trovare impreparata in caso di una seconda ondata di casi dopo l’estate.

In Europa, in Italia, la situazione parrebbe essere sotto controllo.

Ci sono allentamenti notevoli alle misure restrittive imposte ormai tanto tempo fa. Se la responsabilità del futuro del Paese (e non solo) è davvero nelle mani di ciascuno di noi, delle proprie azioni, allora è anche vero che non bisogna abbassare la guardia adesso. Pare quasi come se nessuno volesse più sentirsi dire: ehi mettiti la mascherina, ehi cerchiamo di essere più distanti.

Ormai non serve più. Questa è la sensazione (sbagliatissima!): è estate, non possiamo rinunciarvi. Nessuno dice di rinunciare a niente, nessuno. Ma serve davvero precauzione. Ne stiamo uscendo ma dobbiamo pensare al futuro e non alla giornata al mare.

Riflettiamoci.

Oggi più notizie sull’Europa.

Ieri c’è stato il vertice bilaterale Ue-Cina. “Impegnarsi con la Cina e’ sia un’opportunita’ che una necessita’ ma nello stesso tempo dobbiamo riconoscere che non condividiamo gli stessi valori, sistemi politici, approccio al multilateralismo: ci impegneremo in modo chiaro, difendendo con fermezza gli interessi della Ue mantenendo fermi i nostri valori”, ha detto il presidente Ue Charles Michel dopo le conversazioni con il premier cinese Li Keqiang e il presidente Xi Jinping. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha indicato tutte le difficolta’ aperte nelle relazioni con la Cina: “Occorrono un sostanziale impegno sul comportamento delle imprese di Stato, trasparenza sui sussidi, regole per fronteggiare i trasferimenti forzati di tecnologie”. La Ue ritiene importante “avanzare nei negoziati su un accordo sugli investimenti che fronteggi le attuali asimmetrie nell’accesso al mercato e assicuri condizioni di parita”.

Gentiloni, presentando il rapporto Eurostat sui progressi degli Stati verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile globale ha detto che “L’attuale pandemia sta danneggiando gravemente l’Europa in termini socioeconomici. Le ultime previsioni economiche della Commissione europea prevedono che l’economia Ue dovra’ affrontare la piu’ grande recessione della sua storia, superando la crisi finanziaria ed economica globale. Ne risultera’ un forte aumento del numero di disoccupati, un calo degli investimenti a favore della crescita e un aumento del debito pubblico”.

Italia.

Il MISE ha stanziato 100 milioni di euro con l’obiettivo di favorire la trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi delle micro, piccole e medie imprese, attraverso l’applicazione di tecnologie avanzate previste nell’ambito di Impresa 4.0 e di quelle relative a soluzioni tecnologiche digitali di filiera. In particolare sono agevolati progetti per un importo non inferiore a 50 mila euro e non superiore a 500 mila euro, che possono essere presentati sia da imprese singole che associate, fino a 10 soggetti aderenti, mediante contratti di rete o altre forme di collaborazione in cui figuri, come capofila, un DIH- Digital Innovation Hub o un EDI-ecosistema digitale per l’innovazione.

Smartworking.

Da un recente studio Euromobility sui mesi di lockdown, emerge che il 47% dei cittadini si dichiara molto soddisfatto dell’esperienza di lavoro agile e il 45% abbastanza soddisfatto. Il 37% vorrebbe mantenere lo smart working il più possibile, mentre il 52% si augura di poter continuare a praticarlo almeno qualche giorno a settimana. Considerando che il 68% degli interpellati ha dichiarato di utilizzare normalmente l’automobile per recarsi al lavoro, città meno congestionate e una migliore qualità della vita potrebbero non essere più un miraggio.

L’improvvisa transizione allo smart working a distanza ha portato anche alla luce le disuguaglianze tra lavori: da una parte quelli che possono essere svolti anche fuori dall’ufficio tendono ad essere anche quelli più remunerati e dall’altra quelli che richiedono presenza fisica presentando anche livelli di retribuzione più bassa. Lo sottolinea il report di Citi “A new world of remote work” che accende i riflettori su un’altra implicazione tutt’altro che secondaria.

A domani.

Buon caffè e buona giornata!

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Scritto da Vincenzo Lettieri

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