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Filippo Sodini, farmacista e imprenditore di successo, si racconta a Real Inside

Filippo Sodini, classe 1978, lucchese doc, farmacista e imprenditore con un certo legame con l’Università Bocconi nella cui Scuola di Direzione Aziendale si forma sia nel 2010 con un master in “Marketing e Management della Farmacia” che adesso con un percorso executive incentrato sulla finanza. Fonda in prima persona, in solitaria o in compagnia, Valnan Communications, Moodconceptstore, Bewow e Farmaè. Sposato con la signora Benedetta, è papà di due bimbi: Niccolò e Gregorio Maria. Sul suo profilo Twitter scrive: “A volte non ci si può sottrarre al vento, si può solo addirare le vele e tirar dritto”.

Dottor Sodini, un curriculum importante che racconta della propensione alla crescita, all’iniziativa e all’innovazione. La sua età lascia ben sperare per il futuro. Cominciamo subito con il porre sul tavolo i due mondi che hanno segnato e segnano la sua carriera: farmacia e impresa.

Ci dica, il suo percorso l’ha portata ad essere prima farmacista e poi imprenditore o le due cose hanno sempre camminato di pari passo?

Si, devo essere sincero: fin da ragazzo ho avuto l’idea che dovevo fare impresa. Quando entrai nella farmacia di mio padre capii che per prima cosa era un’azienda e di conseguenza andava gestita come tale.

Il nostro Paese ha bisogno, oggi più che mai, di libera iniziativa. Questo vuol dire riformismo a 360 gradi, scontro con alcune realtà che guardano all’impresa ancora come un nemico, sistema finanziario che si sta evolvendo ma ancora ancorato alle banche, pochi spazi e forte presenza di relazionismo a scapito, spesso, del merito. Da cosa si parte?

Si parte dalle competenze e dal merito. Al mondo di oggi non possiamo più permetterci di essere superficiali, in qualsiasi settore. Il relazionismo è fondamentale, ma è importantissima la competenza. Sono dell’idea che la fortuna è quando il talento incontra l’opportunità. Inoltre per quanto riguarda l’impresa, bisogna scrollarsi di dosso l’idea che l’imprenditore che ha fatto successo, l’abbia conseguito solo perché più furbo o addirittura perché ladro. Dovremmo invece elogiarlo e fare la punta al cervello su come potremmo avere anche noi successo. Ci vuole un cambio di mentalità, soprattutto nei giovani. Esistono ancora imprenditori “poveri” con l’azienda “ricca”.

Qual era la concezione che aveva dell’impresa a 25 anni? Ha avuto un’evoluzione nel tempo? Cosa ne pensa oggi, soprattutto nell’ottica di risposta ai problemi del Paese legati in modo particolare a disoccupazione (soprattutto giovanile), produttività e competitività?

La mia idea è sempre stata la stessa: per fare impresa ci vuole coraggio e competenza, ma soprattutto ti devi circondare di persone che ne sanno più di te, non siamo tuttologi. La squadra è il perno fondamentale per creare un’azienda. Senza un ottimo team non vai da nessuna parte e questo vale sia per le piccole che per le grandi aziende. L’impresa sicuramente è cambiata, soprattutto sono cambiati i tempi, è tutto molto più veloce ed i tempi di risposta devo essere molto più celeri. Una volta ci si poteva permettere di aspettare mesi prima di prendere delle decisioni, adesso non è più possibile.

Per quanto riguarda il sistema Italia, abbiamo fatto molti passi indietro rispetto ai nostri amici europei, soprattutto tedeschi e francesi. Trenta anni fa eravamo insieme alla Germania tra le prime industrie al mondo. Non vorrei entrare nell’ambito politico, ma posso dire che la politica e la classe dirigente degli ultimi 30 anni hanno fatto veramente poco per i giovani e la produttività. Inoltre l’Europa non ha contribuito. Comunque, come ho già detto non vorrei addentrarmi su questo terreno perché potrei parlare per tre ore di fila.

I suoi business nascono e si sviluppano con internet. Oltre alla tendenza (in passato soprattutto, oggi è un dato di fatto), all’innovazione, alla necessità di esserci e ai nuovi comportamenti dei consumatori, qual è la ragione principale che l’ha spinta ad investire su internet e gli e-commerce?

Perché ci siamo resi conto che il mondo stava cambiando, soprattutto il mondo del retail. Con l’avvento di Internet e delle nuove tecnologie le persone sono sempre connesse. Ormai il cellulare è diventato una protuberanza della mano. Infatti noi parliamo, no di on-line, ma di on-life dove reale e virtuale si fondono, come dice il filosofo Luciano Floridi.  Il consumatore ormai è sempre più pronto a comprare on-line, spesso fa la sua experience nel retail, ma compra on-line.

Molto spesso si pensa di aver creato un’impresa semplicemente perché la si è immaginata. Questo conduce a tanti fallimenti. I passaggi delicati sono quelli che riguardano l’execution dell’idea, la messa in pratica. Su cosa bisogna prestare attenzione e lavorare, secondo lei, quando si decide di passare ai fatti?

L’idea deve portare risultati. Una volta il mio professore di matematica mi disse che l’unica differenza tra un genio ed un folle sono i numeri: se un’idea è geniale porta a risultati, altrimenti non porta a nulla. Chiaramente per mettere in pratica l’idea ci vuole tanto impegno, pensare a tutti gli scenari, prepararsi con un piano B o C, inoltre pensare a lungo termine. Uno si deve dare un obiettivo e fare il possibile per raggiungerlo.

Ha mai rinunciato a un progetto?

Si, quando avevo 23 anni. Mi ero buttato, insieme al mio migliore amico, in un progetto discografico, ma per varie circostanze fu abbandonato.

Cosa pensa del fallimento?

Penso che serva per cresce, per non commettere più gli errori del passato. A Lucca esiste un detto che dice: “chi non fa non falla” (chi non agisce non sbaglia, ndr). Il problema è che in Italia se fallisci sei marchiato a vita: il sistema bancario non ti supporta più, i fornitori ti abbandonano. Questa impostazione deve cambiare.

Qual è stato il progetto che ha lanciato e che l’ha emozionata di più?

Tra i tanti che ho lanciato, sicuramente Farmaè è quello che più mi ha entusiasmato.

Farmaè, fondata nel 2014 a Viareggio insieme a Ettore Rossi e Riccardo Iacometti (attuale CEO dell’azienda), è il primo eRetailer Onlife, leader in Italia, di prodotti per la salute e il benessere. È quotata sul mercato AIM Italia di Borsa Italiana e sta crescendo in modo importante. Da dove nasce il progetto? Ce lo racconta?

Avevamo una società di distribuzione del farmaco, poi aprimmo due parafarmacie per avere più merce. Da lì capimmo che l’on-line nel settore farmaceutico non era ancora sviluppato. Si fece un’analisi sui Paesi europei che erano molto più avanti di noi e capimmo che in Italia c’era una prateria.

Il covid ha accelerato abitudini di acquisto che stavano per consolidarsi già in precedenza. Il consumatore è pronto ma lo stesso non può dirsi per molte aziende. Molte di queste fanno ancora fatica a trovare professionisti veri che le accompagnino online e hanno difficoltà ad immaginare un forte cambiamento del proprio modello di business. Che consiglio si sente di dare ad un suo collega imprenditore non ancora pienamente presente online?

Che l’on-line è un’altra attività. Per fare on-line bisogna investire molto in marketing. Chi è disposto a fare on-line deve capire che gli investimenti in campagne Seo, Sem su Google, sono fondamentali. Poi devi investire sull’ampiezza del carrello di offerta, sulla velocità della logistica, (il cliente vuole il prodotto il prima possibile) ed inoltre su un customer care all’altezza del tuo brand.

Poi dipende da che business vuoi mettere on-line. Puoi fare un business verticale, cioè specializzato nel tuo settore di riferimento (tipo Farmaè che è specializzata nella salute e nel benessere) oppure orizzontale, come Amazon.

Ci sono settori b2b, come la meccanica e le fiere, difficili da portare online. Almeno questa è l’idea di chi le gestisce. È d’accordo?

In parte sì. Sicuramente un prodotto innovativo che deve essere lanciato, vederlo e toccarlo dal vivo è fondamentale, ma subito dopo devi avere la capacità di trasmettere quello che stai facendo, nei canali digital e on-line.

Siamo molto piccoli rispetto ai player internazionali. Come si cresce?

Si cresce acquisendo sempre di più quote mercato, oppure facendo internazionalizzazione.

Prima di chiudere, ringraziandola per la grande opportunità che oggi ha dato a Real Inside in occasione della 100esima “Tazzulella Milanese”, abbiamo altre due domande da porle. La prima riguarda la sua famiglia: che ruolo ha avuto e ha nella indubbia capacità che le appartiene di immaginare il futuro?

La famiglia è il motore di tutto. La famiglia da buon cattolico è sacra. La famiglia ti dà la forza di andare avanti anche nei momenti più bui. La famiglia ed i figli sono il compimento dell’essere uomo. Non vedo un futuro senza famiglia.

“A volte non ci si può sottrarre al vento, si può solo addirare le vele e tirar dritto”. Lei sa che è complicato e che dipende dalle virtù caratteriali di ciascuno. Cosa si sente di dire a chi in questo momento sta costruendo il proprio futuro e a chi, invece, non lo vede sereno?

Mai abbattersi, anche nei momenti difficili esiste sempre una via di uscita. L’importante è lottare per trovarla. Inoltre bisogna cercare di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. La speranza è una cosa buona, forse la migliore delle cose e le cose buone non muoiono mai.

Dottor Sodini, grazie per il suo tempo e buon lavoro!

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Scritto da Vincenzo Lettieri

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