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Italia, BCE e il gioco che è truccato. Cerasella l’ha capito ed è andata a dormire

Buongiorno!

Eccoci all’ultima Tazzulella di una settimana cominciata bene, molto bene, e terminata abbastanza male.

L’Eurostoxx ha perso il 2,27%, Milano il 2,1%, Francoforte il 2,22%, Parigi il 2,1%, Madrid l’1,9%, Londra il 3,50%, l’S&P500, negli States, ha segnato quasi un -1%, il Nasdaq quasi stabile (-0,3%) e il Dow ha perso l’1,2%. Non male l’Asia con il Nikkei che ha guadagnato il 2,14% e Shanghai l’1,33%.

Il greggio recupera giorno dopo giorno. Ieri ha guadagno il 27% attestandosi a 19,12 dollari al barile. L’oro stabile, lo spread tra btp e bund in aumento del 4,5% a 236 punti.

A Piazza Affari segnaliamo la brillante performance di Italgas (+4,8%) ed Hera (+1,26). In negativo, Stmicroelectronics (-5%), Cnh Industrial (-4,8%) e Unicredit che ha perso il 4,7%. A Milano ieri percentuali negative quasi per tutti i settori ad esclusione della chimica (+3,26%), materie prime (+0,3%), alimentari (+0,48%) e beni immobili (+0,93%).

In Italia ormai è sempre più una questione di tifo quella relativa alla riapertura. Siamo il Paese in cui tutto diviene ideologia e ingrediente buono per cucinare la minestra della polemica, è assurdo!

Questa settimana ne abbiamo sentite di tutti i colori. Il dato che però resterà nella mente di ciascuno è quello relativo ai 150 mila ricoveri in terapia intensiva se si dovessero riaprire le attività. Ieri, in un’intervista al Corriere della Sera, il dottor Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, ha detto che sono sul tavolo del governo 92 scenari possibili di ciò che potrebbe accadere nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, e che quello circolato è quello peggiore ma è anche quello sbagliato. Eh già, sbagliato! E sapete perché? Perché è un dato “al quale si arriva solo sovrastimando in modo abnorme la popolazione anziana in Italia”.

Ma il problema vero oggi nel nostro Paese riguarda l’incapacità di governo e regioni di seguire un sentiero comune. Questa è la cosa peggiore, che fa rabbrividire. Altro che uniti contro l’emergenza. Ognuno vuol fare da sé e ciascuno ingaggia una competizione a chi riapre prima tutto. È impressionante. Soprattutto alla luce del fatto che un progetto concreto di riapertura, una strategia che ne delinei i contorni parrebbe non esserci. Avrebbe dovuto salvarci l’app Immuni ma nella realtà i lacci e lacciuoli sono stati ancora una volta i vincitori. Eh si, perché dovete sapere che non servirà a nulla l’app. Volutamente esagero perché all’inizio i ministri e gli esperti avevano detto che sarebbe stata efficace se almeno il 60% degli italiani l’avesse scaricata. In questi giorni sono cambiate le carte: nessun obbligo di scaricare l’app e nessuna limitazione per chi non lo farà. Ergo, si prevede che quest’app sarà scaricata dal 25-30% degli italiani. Ma come? Ci avete detto che serviva almeno il 60% della popolazione per avere qualche risultato e adesso parlate del 25%. Hanno distrutto l’app praticamente. Ma il tema vero è un altro: vogliamo ripartire o no? Vogliamo mettere in sicurezza i cittadini o no? Si, ma è una questione di privacy? Ma quale privacy e privacy vuoi in un momento come questo dove l’unica cosa che conta è la vita e la dignità? Il governo deve impegnarsi a garantire che non vi sarà un uso distorto dei dati che l’app riceverà. Fatto questo poi bisogna portare quante più persone a scaricarla altrimenti basta, togliamola di mezzo. È inutile. Non serve. Buttiamo altri soldi e le cose o si fanno bene o non facciamole proprio.

Nel primo trimestre del 2020 si stima che il Pil sia diminuito del 4,7% rispetto al trimestre precedente e del 4,8% in termini tendenziali. Il primo trimestre ha avuto lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in piu’ rispetto al primo trimestre del 2019. Lo comunica Istat, segnalando che la flessione, indotta dall’emergenza sanitaria “è di un entità mai registrata dall’inizio del periodo di osservazione dell’attuale serie storica che ha inizio nel primo trimestre del 1995”.

Vabbè c’era da aspettarselo. Ci mancherebbe. Le cose andranno ancora peggio se non ci muoviamo, quindi. Però vedere quello che in queste settimane ci siamo raccontati nero su bianco, beh, fa un altro effetto.

In Germania il tasso di disoccupazione ad aprile è salito al 5,8%.

Nel corso della conferenza di ieri, Christine Lagarde, presidente della BCE, ha detto che “l’Eurozona sta fronteggiando” una crisi caratterizzata da “una velocità e una magnitudine senza precedenti”, ma che la BCE è “pronta a tutto” per sostenere i cittadini europei e “più che mai determinata” ad usare tutti gli strumenti in suo possesso per sostenere l’economia dell’Eurozona.


Finora, nulla di nuovo rispetto a quanto detto da Powell l’altro giorno negli States.

Andiamo avanti.

Secondo le previsioni della BCE, il PIL dell’Area Euro quest’anno potrebbe subire una contrazione fra il 5% ed il 12%. La misura di questa contrazione – ha spiegato Lagarde – “dipenderà dalla durata delle misure di contenimento dei contagi e dell’efficacia delle policy varate per mitigarne gli effetti su imprese e lavoro”.

Da noi ci sono i lacci e lacciuoli. Ma prego, proseguiamo.

La BCE, ha proseguito la Lagarde, si impegna a fare “tutto il necessario, nell’ambito del suo mandato” a supporto dell’economia e per garantire la trasmissione della politica monetaria. In questo quadro, il Consiglio Direttivo “è più determinato che mai” a sostenere l’economia europea usando tutti gli strumenti e la flessibilità di cui dispone. Ha confermato, quindi, che la BCE ha accolto positivamente l’esito dell’Eurogruppo, che ha messo in campo misure per oltre 500 miliardi di euro fra Fondo Sure, Bei e MES, ma serve un ulteriore sforzo “forte e tempestivo” per sostenere la ripresa. In questo quadro Francoforte vede di buon occhio gli impegni assunti per la creazione del Recovery Fund.

Inoltre, lo strumento predisposto è il PEPP, ovvero lo strumento di acquisto asset da 750 miliardi al mese, mentre l’OMT, conosciuto anche come “scudo anti-spread”, resterà in campo e potrà essere attivato con il ricorso al Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), come in passato.

Negli Stati Uniti altra giornataccia da niente.

Mentre è uscito il PMI Chicago (35,4 punti) che sancisce, di fatto, una contrazione del manifatturiero, la Federal Reserve ha annunciato delle modifiche ai requisiti per accedere al programma di aiuti alle Pmi in modo da includere piu’ aziende. L’ammontare minimo di un prestito che si puo’ richiedere e’ stato diminuito a 500.000 dollari da 1 milione iniziale. Inoltre, adesso possono accedere ai finanziamenti aziende con un massimo di 15.000 dipendenti e un fatturato annuale che non supera i 5 miliardi di dollari. In precedenza, il programma era riservato ad aziende con un massimo di 10.000 dipendenti e un fatturato annuale che non superava i 2,5 miliardi di dollari.

Finita qui? Ma per carità.

Negli USA, secondo il Bureau of Economic Analysisi, le spese personali sono calate del 7,5% ad aprile e i redditi personali si sono abbassati del 2%.

Qualcuno voleva idee sul perché nella tabella il rosso è un po’ ovunque rispetto al verde? Qualche indizio ve l’ho dato.

Vi riporto, un’interessante view sull’attuale momento dei mercati che Paolo Basilico, fondatore di Kairos e Samhita (oltre che autore del libro “Uomini e soldi”), ha ben spiegato ieri sul Corriere. A chi si chiede come mai la borsa in queste settimane sia andata benissimo spiega che, semplicemente, “il gioco è truccato”. Immaginandoci di essere in un casinò (magari a Monte Carlo perché no?!), “questa è la situazione all’interno del casinò nel quale nel marzo scorso si introduce il virus. Inizialmente coglie di sorpresa i giocatori intorno al tavolo, che fuggono più sgomenti che impauriti per un evento negativo che la propaganda aveva assicurato non sarebbe più potuto accadere. Ma questa volta, al contrario del 2008, la fuga dura pochi giorni. Attratti dalle grida del croupier (Powell), che si è presentato con scatoloni traboccanti di fiches, e ancora di più dalla presenza del proprietario del casinò (Trump), che ha lasciato intendere che di quegli scatoloni ce ne sarebbero stati molti di più alla bisogna, i clienti sono tornati in massa. La fede che li accomuna è quella nella lettera V (…) che indica graficamente l’immediata salita attesa dopo qualunque discesa. Nel 2008 chi credette in lei divenne ricco”. Oggi però la situazione è un po’ diversa, continua. Tutti conoscono il gioco e i rendimenti saranno inferiori e quindi le azioni probabilmente non saranno un buon investimento per il futuro.

Vabbè, è tardi. Sono quasi le due di notte e cerasella, parlando del piccolo principe, si è addormentata subito proferendo un “sogni d’oro” per educazione con (immagino) annesso sbadiglio.

Prima di lasciarvi, quindi, ecco le notizie flash:

  • McDonald’s ha chiuso il primo trimestre del 2020 con risultati in calo rispetto allo stesso periodo del 2019 a causa delle chiusure dovute all’emergenza Covid-19. L’utile e’ stato sotto le attese del mercato, mentre i ricavi hanno battuto le stime, nonostante la pandemia. Nel periodo gennaio-marzo 2020, il gruppo Usa della ristorazione fast food ha registrato un utile netto di 1,107 miliardi di dollari, in calo da 1,328 miliardi dello stesso periodo di un anno fa. L’eps diluito e’ stato di 1,47 dollari, in calo del 15% rispetto al primo trimestre 2019. I ricavi sono scesi del 6% a 4,714 miliardi di dollari.
  • I sindacati di categoria dei benzinai Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio hanno proclamato lo stato di agitazione della intera categoria ed una prima tornata di scioperi che prendera’ avvio dalla rete autostradale con la chiusura della aree di servizio nei giorni del 13 e 14 maggio prossimi.

Buona tazzulella di caffè!

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Scritto da Vincenzo Lettieri

Ho incontrato online Oliviero Toscani e come sempre ha lasciato il segno.

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