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Afghanistan, nebbie e tradimenti

I muri vengono alzati. Non bisogna perdere tempo! Le probabilità che si generino dei flussi di profughi nelle prossime settimane verso l’Europa sono alte. Quindi ci si attrezza con una certa fretta perché spazi non ce ne sono nelle società moderne dell’Occidente, perché i rischi (reali, stavolta non sono ironico ma non per questo mi sognerei mai di giustificare la costruzione di una roba simile o il suo utilizzo) di infiltrazioni terroristiche sono elevati, perché figurati se qualche governante si assume l’onere (e quindi il peso!) di accogliere questa gente senza fortuna quando poi gli oppositori ti assaliranno e faranno per mesi una propaganda politica contro di te. I famosi avvoltoi. E poi, scusate, perché accogliere delle persone a cui per anni hai mostrato cosa significa essere civili se poi le hai tradite, d’improvviso, condannandole di nuovo alla barbarie?

L’Occidente ha fallito. In tutto e per tutto. Adesso la partita che si gioca è quella della faccia ma dubito che si riesca a vincerla.

Ognuno può raccontarsela e raccontarla come vuole. Biden può dire, per esempio, che “la nostra missione era combattere il terrorismo, non ricostruire un Paese. Non ripeteremo gli errori del passato, non possiamo restare all’infinito. Soprattutto gli americani non faranno ciò che gli afghani non sono disposti a fare dopo che, politici e militari, hanno ricevuto tutti gli strumenti necessari per scrivere una nuova pagina che non è stata scritta.”

Può avere in parte anche ragione se considerassimo solo l’ultimo passaggio ma sulla base di quali elementi si può delineare in modo preciso il profilo di quanto accaduto e quindi esprimere un giudizio sensato?

Semplicemente non si può. Dobbiamo aspettare che il tempo passi e che la nebbia sparisca.

Sul piano finanziario possiamo certamente dire che la questione non ha finora intaccato le Borse che, al contrario, sono abbastanza impensierite dal tapering (stop acquisti asset da parte della Fed) e dalla variante Delta. In merito a quest’ultima, la Segretaria al Tesoro Janet Yellen, in una lettera inviata al Congresso USA ha avvertito che la variante delta del coronavirus “potrebbe porre sfide a breve termine alle economie locali e al mercato del lavoro”.

Sempre su questo tema, Goldman Sachs ha abbassato la stima della crescita economica degli Stati Uniti nel terzo trimestre al 5,5% dal 9% a causa dell’impatto della variante Delta del coronavirus. La banca statunitense vede ora il prodotto interno lordo (PIL) annuale aumentare del 6%, da una precedente previsione del 6,4%, anche grazie a una revisione al rialzo (al 6,5% dal 5,5%) del quarto trimestre, quando gli impatti della variante più contagiosa si attenueranno.

In merito al tapering, la riduzione degli acquisti di asset da parte della Fed, seppur non parrebbe esserci una data precisa del suo avvio, si pensa che possa aver luogo per la fine dell’anno. Nelle minute del FOMC si sottolinea come l’economia americana abbia fatto progressi nel perseguire gli obiettivi di un calo dell’inflazione verso il 2% e della piena occupazione. Ma i funzionari Fed evidenziano anche come siano necessari “ulteriori sostanziali progressi” e come il diffondersi della variante Delta del Covid continui a rappresentare un elemento di incertezza.

Prima di concludere, un po’ di industria.

Toyota Motor si prepara a ridurre la produzione globale del 40%, a settembre, rispetto al suo programma precedente a causa della carenza mondiale di semiconduttori. Lo riporta il quotidiano economico Nikkei che cita anche le restrizioni legate alla diffusione del coronavirus nelle catene produttive nei Paesi del Sudest asiatico che avrebbero interrotto la fornitura di componenti e di conseguenza le attività nelle case automobilistiche.

Buona domenica e buon caffè!

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Scritto da Vincenzo Lettieri

I TALEBANI, LA GUERRA DI BUSH, GINO STRADA (ED I MIEI TORMENTI GIOVANILI)

Tapering, inflazione, delta. Le prospettive.