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I soldi di Biden finiranno in Borsa (almeno una buona parte)

Prima è stata la volta del Senato che lo scorso weekend ha dato parere positivo, poi la Camera in settimana ha dato l’ok definitivo al piano Biden che prevede l’immissione nel sistema statunitense di ben 1.900 miliardi di dollari che come primo effetto ha portato al raddoppio le stime di crescita per l’anno in corso al 6,5% facendo di Washington la locomotiva per l’economia mondiale.

Come è successo durante la crisi scoppiata nel 2007-2008, gli Stati Uniti partono decisamente peggio rispetto all’Europa visto e considerato che sono l’epicentro di quel momento complesso e poi recuperano immediatamente e prima di noi europei.

Se ci pensiamo sta accadendo la stessa cosa. Il Covid-19 nasce in Cina, arriva in Italia, Europa e poi USA. Gli USA arrivano, a causa della leggerezza trumpiana in modo particolare, ad essere uno dei Paesi con la peggiore gestione del contagio e del sistema sanitario, addirittura peggio dell’Europa che ha subito prima di loro i danni provocati sul piano sanitario ed economico dalla pandemia. Da dicembre è cominciata la loro corsa: hanno approvato prima dell’Europa i vaccini, quindi la somministrazione è avvenuta prima, oggi stanno vaccinando un milione di persone al giorno e hanno iniettato finora nell’economia miliardi e miliardi di dollari a tal punto da far imbarazzare il Next Generation EU.

I 1.900 miliardi di stimolo varati negli USA valgono circa il 10% del Pil. Se a questi sommiamo quanto varato da Trump a dicembre si arriva ad uno stimolo fiscale generale pari al 15% del Pil statunitense.

Cosa prevede questo nuovo pacchetto?

465 miliardi serviranno per dare contributi una tantum alle famiglie. Tutti coloro che hanno un reddito inferiore a 75mila dollari (se single) o a 150mila dollari (se sposati) riceveranno 1.400 dollari a testa, figli inclusi. Si stima che l’assegno arriverà a circa il 90% delle famiglie. Si pensa che una buona parte di questi soldi sarà investita in Borsa dagli americani. Un sondaggio elaborato da Deutsche Bank lo dimostra: i risparmiatori che usano piattaforme online tra i 25 e i 34 anni dichiarano di voler destinare il 50% delle somme all’investimento in Borsa, percentuale che scende al 40% per la fascia di età tra i 18 e i 24 anni e al 37% per la fascia tra 35 e 54 anni. Questo è stato anche il motivo per il quale in settimana la Borsa USA ha festeggiato.

Le risorse andranno anche alla gestione dei vaccini, alla sanità e alle amministrazioni statali.

Rischio inflazione e tassi che si stanno alzando con conseguenze già visibili sui costi di finanziamento per imprese e famiglie. Sono questi i rischi principali che stiamo correndo in conseguenza a questa immensa immissione di liquidità nei sistemi economici. Tuttavia, parrebbe al momento non destare preoccupazione la cosa dato il forte dinamismo e l’impegno delle banche centrali ad evitare brutte sorprese.

È quanto sta avvenendo in Europa ad esempio.

“Preservare condizioni favorevoli di finanziamento durante il periodo pandemico è essenziale”. Sono queste le parole pronunciate da Christine Lagarde, presidente della Bce, facendo intendere il proprio impegno come Istituzione per lasciare serene famiglie e imprese almeno sotto quel punto di vista. Secondo un’elaborazione di Intesa sui dati Bce infatti, ad ogni aumento di un punto percentuale dei rendimenti dei titoli di Stato decennali corrisponde in media un rincaro di 0,82 punti percentuali sui nuovi mutui di durata decennale e di 0,79 sui finanziamenti di durata tra uno e cinque anni.

Vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane. Nel frattempo occorre vaccinare più che possibile la popolazione e noi, in quanto cittadini, dobbiamo evitare occasioni di contagio.

Buona domenica e buon caffè!

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Scritto da Vincenzo Lettieri

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